Il Big-Bang e la Musica (vibrazione) creatrice

 

Il Big-Bang e la Musica (vibrazione) creatrice

 
Testi e immagini compilati e supervisionati da Marco Stefanelli

 

In principio fu il Verbo, cioè la Parola: il Suono “pensato” da Dio ebbe (ed ha) il potere di creare, di dar vita all’intero Universo. Il suo rumore fu certamente quello della grande esplosione del Big Bang. Da allora le sfere celesti, nel loro eterno ruotare, emettono una vibrazione che potremmo definire “celestiale”: del resto proprio così viene definita la sinfonia che si sente nel Paradiso cristiano e musulmano, presupponendo che la musica sia un linguaggio divino. Anche chi torna dallo stato di coma spesso ricorda di aver sentito una meravigliosa musica di sottofondo, impossibile a descriversi né tantomeno ad essere riprodotta dall’uomo.

 

Dice Giovanni nel prologo al Vangelo omonimo: “in principio c’era colui che è ‘la parola’. Egli era con Dio; Egli era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa…”. Dice la Genesi: “Dio disse… e fu”. Alla base della più antica filosofia greca vi era la corrispondenza: pensiero-parola-realtà. Ma la filosofia greca ha attinto dall’Egitto. E infatti la genesi egiziana di Menfi recita: “Ptah, il grande, è il cuore (cervello) e la lingua (parola) dell’Enneade degli dei, lui creò gli dei, nacque nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum. Ora, Atum è il creatore, ma si capisce che lui stesso è stato creato, grazie al cuore (sede del pensiero secondo gli Egizi) e alla voce (lingua). Anche gli Egizi hanno attinto la filosofia dal vicino Oriente e così via fino ad arrivare là dove è attestata la più antica filosofia: l’India. Brahma è il Tutto, è Dio, anima universale. Alla base della Genesi hindu vi è, inutile dirlo, il suono. Anche le tradizioni Hopi e Navajo asseriscono che in tempi antichi gli sciamani proferivano parole sopra la sabbia e creavano modelli (nel senso di forme e calchi), un concetto non dissimile al Mandala e gli Yantra indù che si dice siano espressione della vibrazione divina.

 

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La scienza moderna oggi mostra che questi ritmi geometrici giacciono al centro delle strutture atomiche. Ora, la parola è suono e il suono è vibrazione; il pensiero genera energia e l’energia è vibrazione; la luce è vibrazione. Secondo antiche narrazioni indiane, con i suoni è possibile materializzare degli oggetti e addirittura esisterebbero delle città invisibili (Dio disse… e fu… …di tutte le cose visibili e invisibili…).

 

Un antico racconto vedico narra che il saggio Narada andò da Dio a lamentarsi del disordine e della disarmonia che regnava a quel tempo sulla terra e ricevette da Lui, come rimedio, le note musicali e le leggi delle interrelazioni tra i suoni. Il principio del “Suono Cosmico” è alla base della cultura vedica. Il suono permea profondamente le culture orientali a tal punto che lo studioso Guy Beck le descrive come “Teologie soniche”. In esse la genesi del mondo e della materia avvengono tramite un “suono primordiale” che dà forma ad un “pensiero” di Dio e lo proietta nell’universo, il che non appare poi così lontano dalla visione simbolica giudaico-cristiana. Il comandamento “non pronunciare il nome di Dio invano”, sembra derivi dal fatto che per gli ebrei alcuni nomi sono impronunciabili, a causa del loro potere e della loro appartenenza ad esseri spiritualmente superiori e vicini a Dio. Sempre in India, a proposito dei Vimana (letteralmente “uccelli artificiali abitati”) si narra che su alcuni di essi fosse incisa la sillaba sacra dell’OM e mediante determinati canti e preghiere i sacerdoti sapessero comandarli.

 

Andrew Gladzewski eseguì una ricerca su modelli atomici, piante, cristalli e armonie in musica, e concluse che gli atomi sono risonatori armonici, mentre provò che la realtà fisica davvero è governata da ordini geometrici basati su frequenze di suono. E anche che il suono indù primordiale, l’OM, quando cantato in un tonoscopio produce le varie forme geometriche attribuite alla sacralità. Forse il più importante di queste forme è l’esagono, sul quale la matrice egiziana chiamata “Fiore della Vita” è basato. Questa serie di esteriormente ruotate divisioni del cerchio si conformano ai pilastri fondamentali della vita, gli aminoacidi. Questo Fiore della Vita si è successivamente manifestato anche in un cerchio nel grano (Crop Circles). Come l’espressione del numero nello spazio, la geometria è collegata inestricabilmente alla musica poiché le leggi della prima governano gli intervalli matematici che costituiscono le note nella scala musicale occidentale – i rapporti diatonici – da cui il motivo per cui gli antichi Egizi si riferivano alla geometria come “musica congelata”.

 

Il fisico e medico italiano Massimo Corbucci scrive in un suo articolo sulla “Nuova Tavola Periodica” apparso su Scienza e Conoscenza di Ottobre 2006:

 

“Per chi non ha familiarità con la parola mantra, ciò che sto per dire odora di poco scientifico, ma se il problema è la terminologia, posso cambiarla: I’11 Maggio del 2000 i Cosmologi di UCLA, (Università Californiana Los Angeles) hanno rilevato nel firmamento un secondo “rumore di fondo” (il primo, quello a 2,7 K fu rilevato nel 1965 da Penzias e Wilson, con la famosa antenna a microonde costruita per altri scopi) sulla tonalità dell’oboe, che vi renderete conto com’è grave all’orecchio. Frequenza = 32,69 Hz! Ascoltatela, se potete (chiedete a un amico o conoscente radiotecnico, con un generatore BF di precisione). Ned Wright, abituato a questioni tecniche e poco propenso alla poesia, ha commentato con stupore, dopo aver ascoltato: «È la voce dell’Universo appena nato, è proprio il suono dell’OM originario che creò tutto!!!». Voi ricorderete che la “materia” è l’effetto di Vavohu, Tohu + il suono? Ora è tutto chiaro. Il suono fondamentale ha generato l’Idrogeno, l’emissione dell’intera ottava ha generato i 112 Elementi del Sistema Periodico. Pertanto questo è un ulteriore argomento a sostegno del “capolinea” a 112 degli elementi e non già che possa essere a 126!!!”.

 

Ma se l’universo ha un suono, ogni pianeta ha una sua vibrazione particolare, che può essere tradotta in note musicali. Quando la navetta spaziale tornò dal suo viaggio da Saturno gli americani misero in un computer una cassetta registrata vicino agli anelli del pianeta e ne uscirono le prime note della “Toccata e fuga” di J.S. Bach. D’altronde ogni artista capta intuitivamente, anche se non ne è consapevole, delle informazioni che esistono su vari livelli di coscienza e con la sua creatività riproduce un modello che esiste già, se pur in un’altra dimensione. La scienza moderna afferma che circa quindici miliardi di anni fa una poderosa sinfonia di flauto dava la nascita al nostro Universo. Le onde sonore increspavano i gas incandescenti da cui avrebbe preso forma l’Universo attuale. Questa Musica ricorda le antichissime intuizioni di saggi, filosofi e matematici, convinti della equivalenza tra le simmetrie musicali, la matematica e i processi celesti, l’ordine degli astri in cielo come sintomo della segreta armonia del Cosmo e della Natura, che l’uomo può captare e comprendere. Sembravano sogni o fantasie esoteriche, ma oggi è la scienza e la cosmologia più avanzata a fornirci, sulla base di dati fisici, delle conferme a quelle intuizioni e a svelarci persino i timbri e le scale armoniche di quel possente concerto che avrebbe dato inizio al mondo. Le armoniche(1) individuate parlano infatti di un “flauto cosmico” nel quale onde sonore pari alla lunghezza fondamentale del flauto (300.000 anni luce) hanno poi armoniche di lunghezza pari alla metà, a un terzo e così via.
 
 
L’esperimento “Boomerang”

 

L’équipe internazionale di scienziati, guidati dall’astrofisico italiano Paolo De Bernardis dell’Università La Sapienza di Roma e responsabile del team italiano del progetto Boomerang, ha scoperto dei “fossili” di antichi suoni tra le increspature delle radiazioni di fondo cosmico. Sono suoni armonici con il timbro caratteristico di un flauto, prodotti dalle onde d’urto dell’espansione inflazionaria dell’Universo. Gli armonici sono la materia stessa del suono. Se, a parità di nota, riusciamo a distinguere il suono di un violino, di un flauto o di un oboe lo dobbiamo agli armonici, a come si mescolano tra loro, a quali emergono o a quali rimangono in secondo piano; si dice che non ci siano due voci umane uguali tra loro: è come se gli armonici si mescolassero in maniera diversa e unica. I primi risultati dell’esperimento sono stati pubblicati il 27 Aprile del 2000 su “Nature” e hanno avuto notevole risonanza sui vari media. Un’analisi più approfondita degli stessi dati ha permesso di aggiungere nuove informazioni nel 2001. Nel gennaio 2003 l’esperimento è tornato alla ribalta dopo aver ottenuto dei dati fondamentali in questo campo nel 2000 e nel 2001. Lo strumento utilizzato è un telescopio installato su una “gondola”, un particolare tipo di alloggiamento, appesa ad un pallone aerostatico. Il pallone viene messo in orbita da una base che si trova in Antartide e quando raggiunge la quota di circa 40 chilometri osserva le microonde che costituiscono la cosiddetta radiazione cosmica di fondo, residuo del Big Bang.
 
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Figura 1 – Analisi armonica del tipico suono del flauto fatta da De Bernardis.
 
 
La scoperta ha rilanciato il modello standard della cosmologia scientifica, il modello del cosiddetto Big Bang caldo nella versione inflazionaria che ne hanno dato, all’inizio degli anni ottanta, il russo Anrej Linde e l’americano Alan Guth. Ma ha rilanciato anche l’idea metafisica dell’armonia cosmica. Viviamo in un Universo informato e modellato da un Ordine matematico così armonioso da assomigliare a una sinfonia. Secondo la teoria dell’inflazione, subito dopo il Big Bang, l’espansione dell’Universo ha subìto una brusca accelerazione che ha portato le sue dimensioni ad aumentare in modo esponenziale ad una velocità impressionante. Il tutto in un tempo brevissimo, qualche frazione di secondo.
 
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Figura 2 – Forma d’onda del suono del Big Bang.
 
 
Il professor De Bernardis, in un’intervista, conclude:

 

“Le immagini sembrano quelle di un mare in tempesta visto dall’alto, un mare pieno di onde grandi e piccole. Lo scorso aprile avevamo misurato solo quelle principali. Mentre ora siamo riusciti a vederne anche altre, quelle più piccole. Ne abbiamo trovate alcune grandi la metà e altre grandi un terzo di quelle principali. È la prima volta che si osservano queste componenti secondarie nella radiazione di fondo cosmico. Per capire l’importanza del risultato si pensi che, come le armoniche del suono distinguono il timbro di un flauto da quello di un clarino, così le armoniche secondarie della radiazione di fondo permettono di distinguere il processo fisico che è avvenuto nell’Universo primordiale. Le onde che vediamo sono il risultato di quello che è accaduto in quella palla di gas incandescente che era l’Universo primordiale. Sapevamo che al suo interno dovevano esistere onde sonore, dovute alla lenta compressione e rarefazione del gas, dovute all’azione contrapposta della forza di gravità, diretta verso il centro, e della pressione di radiazione, che spinge verso l’esterno. Si possono ipotizzare più modi diversi in cui possono avere origine le armoniche principali, ma solo una ben precisa teoria di formazione delle strutture, quella nota come inflazione prevede l’esistenza delle strutture più piccole, che corrispondono alle armoniche secondarie che abbiamo misurato. È stato esaltante scoprire un accordo perfetto con la teoria dell’inflazione. È stato possibile fare una nuova stima della massa dell’Universo, e il risultato che abbiamo ottenuto conferma i dati presentati lo scorso anno su Nature di un Universo piatto, destinato a espandersi all’infinito. Inoltre siamo riusciti a stimare il valore della costante cosmologica (che descrive una sorta di densità di energia che pervade lo spazio, introdotta per la prima volta da Albert Einstein): il valore si avvicina al settanta per cento del totale della massa più energia presente nell’Universo. Ma soprattutto, questo lavoro apre nuove vie ai teorici, che ora devono lavorare per spiegare perché l’Universo passa la fase di inflazione. Un punto questo ancora da chiarire.”

 

Di seguito riportiamo due articoli relativi al progetto Boomerang pubblicati all’epoca su alcuni media.
 
 
L’Universo? Una nascita a suon di musica
 
(di Foresta Martin Franco, Corriere della Sera del 28 aprile 2001 – pagina 16).
 
“ROMA – L’Universo neonato si dilatava velocemente, percorso da onde sonore che risuonavano come quelle di un flauto. L’immagine è poetica, eppure non scaturisce dalla fantasia di uno scrittore, ma dall’ultimo lavoro di un’equipe internazionale di scienziati. Al progetto partecipano ricercatori della Nasa e dell’ Esa, ma anche di istituti scientifici italiani come il Cnr, l’Enea e l’Asi. I risultati della scoperta saranno ufficialmente presentati domani a Washington dai due responsabili, l’italiano Paolo De Bernardis, dell’Università La Sapienza di Roma, e Andrew Lande del California Institute of Technology. Anche la nuova scoperta è stata fatta grazie a un telescopio portato fino a 37 chilometri di altezza da un enorme pallone chiamato «Boomerang», sopra i cieli incontaminati dell’ Antartide. Questo straordinario strumento ha la capacità di raccogliere la tenue “radiazione di fondo”, cioè quel che resta dell’intensa vampata di energia che accompagnò la nascita dell’Universo, circa 15 miliardi di anni fa. Fino a pochi anni fa gli strumenti non erano in grado di discernere alcun dettaglio nella radiazione di fondo. Poi, nel 1991, il satellite Cobe della Nasa fornì una prima, grossolana, immagine in cui si intravedevano i grumi della materia nascente. E, nel 2000 arrivarono, pubblicate sull’autorevole rivista Nature, le immagini ben più nitide di Boomerang, che mostravano gli embrioni delle galassie. Le ultimissime immagini, ancora più dettagliate, dimostrano che l’Universo primordiale, mille volte più caldo e un miliardo di volte più denso rispetto a oggi, era attraversato da onde sonore. L’onda sonora fondamentale corrisponde alle strutture più grandi osservate, di circa un grado (una misura pari al doppio della grandezza della Luna vista dalla Terra). Ma, assieme alla fondamentale, sono state osservate anche delle risonanze armoniche, proprio come quelle generate da un flauto, che corrispondono a strutture più piccole. Si potrebbe azzardare che la materia si formava rispettando quell’armonia musicale immaginata per primo da Pitagora. La nuova immagine, spiega il professor De Bernardis, conferma le previsioni del modello “inflazionario”, quello secondo cui l’Universo nascente si sarebbe dilatato rapidamente a partire da dimensioni subatomiche.”
 
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Figura 3 – Analisi spettrale del suono del Big Bang.
 
 
Alle origini dell’Universo. “Sentito” il suono del Big Bang

 

Paolo de Bernardis dell’università di Roma la Sapienza e Andrew Lange di CalTech hanno presentato a Wahington la scoperta. (Pubblicato il 30 aprile 2001 su Rainet – rai.it)

 

“Un anno dopo, l’esperimento “boomerang” che finì sulle prime pagine dei giornali del mondo per aver ‘fotografato’ il Big Bang, ritorna con nuovi risultati. Lo stesso gruppo internazionale di ricercatori – guidato da Paolo de Bernardis dell’università di Roma la Sapienza e da Andrew Lange di CalTech – ha stavolta scoperto il ‘suono’ del Big Bang. La scoperta – che è stata presentata a Washington al congresso della American Physical Society – ha dimostrato la presenza di onde sonore nell’universo primordiale e ne ha analizzato il timbro. Queste onde comprimono e rarefanno il gas incandescente che costituiva l’universo circa 15 miliardi di anni fa. La scoperta dà supporto alla teoria cosiddetta dell’inflazione, secondo la quale l’universo oggi osservabile proviene da una minuscola regione subatomica, che venne gonfiata vertiginosamente un attimo dopo il Big Bang. Raccogliendo la luce proveniente dall’universo primordiale, trasformata in un flebile fondo di microonde dall’espansione dell’universo, l’esperimento sul pallone stratosferico Boomerang (Balloon Observations of Extragalactic Radiation and Geophysics) ha fotografato le prime deboli strutture presenti 15 miliardi di anni fa, quando luniverso era 50.000 volte più giovane, ed era un gas incandescente, 1.000 volte più caldo e un miliardo di volte più denso di oggi.

 

Una prima analisi dei dati, che evidenziava solo le strutture più grandi, era stata pubblicata un anno fa su Nature, ed aveva suscitato grande attenzione, perché la misura delle dimensioni di queste strutture aveva permesso di determinare la geometria ‘piatta’ dell’universo. La prima analisi mostrava che la maggior parte delle strutture aveva dimensioni di circa 1 grado (il doppio del diametro della luna piena). La teoria di questo fenomeno, sviluppata oltre 30 anni fa dagli astrofisici Yacob Zeldovich e Jim Peebles, prevedeva anche l’esistenza di strutture piu piccole, in particolare di dimensioni pari a metà e un terzo delle precedenti. Secondo la teoria, nel gas incandescente hanno risuonato solo le onde con una lunghezza particolare (circa 300.000 anni luce), quelle con lunghezza metà, un terzo, e così via.

 

Esattamente come in un flauto, in cui risuona l’onda sonora fondamentale (di lunghezza pari al doppio della lunghezza del tubo), ma anche quelle di lunghezza pari a metà della fondamentale, un terzo e cosi via. Nell’universo primordiale le onde piu grandi corrispondono alle strutture maggiori misurate da boomerang l’anno scorso, mentre le armoniche dovrebbero generare strutture piu piccole. “l’analisi dell’immagine di boomerang è continuata per tutto l’anno scorso – raccontano de Bernardis e Lange – e oggi è stata presentata una immagine ancora più nitida, grazie ad una ricostruzione molto più accurata del puntamento del telescopio e ad una accurata analisi dell’emissione della nostra galassia.

 

La nuova immagine è stata ottenuta utilizzando anche gli altri rivelatori presenti sulla navicella, migliorandone ulteriormente la precisione. In questa nuova immagine e possibile vedere tutti i dettagli delle strutture più piccole presenti nell’universo primordiale: si è scoperto che oltre alle strutture di un grado, sono particolarmente abbondanti quelle di dimensioni pari a circa metà e circa un terzo delle prime”. “Come le armoniche del suono distinguono il timbro di un flauto da quello di un clarino, così le armoniche delle onde primordiali (chiamate in gergo ‘secondo e terzo picco’ a causa di una particolare visualizzazione matematica) permettono di distinguere il processo fisico che è avvenuto nell’universo primordiale. La nuova immagine – concludono i due ricercatori – conferma in modo inequivocabile la presenza delle onde acustiche nell’universo primordiale, le analizza in dettaglio e le trova in accordo con le previsioni del modello dell’inflazione”.
 
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Figura 4 – Analisi in frequenza 3D del suono del Big Bang.
 
 
Il suono del Big Bang da Wolfram Library Archive:

 

 
 
Il prof. Marco Ferrini, nel suo libro “Coscienza e Origine dell’Universo”, a proposito della creazione e del Big Bang, afferma:

 

“Il racconto cosmogonico delineato nella letteratura vedica descrive in tre momenti l’esplosione di un seme: la germinazione, l’espansione e infine la disgregazione; come dire: la creazione, il mantenimento e il dissolvimento; dunque un percorso in cui un seme non percepibile si espande differenziandosi in spazio cosmico, fino al suo punto di dissolvimento. Come vedremo, questo resoconto è sorprendentemente vicino alle moderne teorie fisiche relative all’origine e all’evoluzione dell’universo, vedi ad esempio quella del Big Bang e dell’espansione del cosmo. La cosmogonia moderna tenta di incorporare la categoria del trascendente quando postula un dominio al di fuori dell’universo scientificamente conoscibile, e dal quale quest’ultimo ha avuto origine al tempo del Big Bang.

 

Questo dominio, che si estende al di là del tempo, dello spazio e della materia, è chiamato vuoto quantistico: campo di pura energia in cui ininterrottamente miriadi di particelle virtuali, che si manifestano dalle fluttuazioni quantistiche del sottofondo spazio-temporale, si formano e si dissolvono; alcune di queste intraprendono un processo di espansione che ne assicura l’esistenza. Secondo numerosi cosmologi, il nostro universo è una di queste particelle”. E prosegue: “Come la persona umana è una combinazione di fisico, di psichico e di spirituale così, secondo la filosofia Yoga e Samkhya, tutto il mondo manifestato non è altro che un pensiero cristallizzato in energia e materia, creato allo scopo di consentire all’essere spirituale di realizzarsi. Allo stesso modo, al termine del processo di manifestazione energia e materia si trasformano nuovamente in pensiero.

 

La conversione dell’energia in materia e della materia in energia, secondo le formule rivelate all’Occidente da Einstein più di cent’anni fa, così come le recenti scoperte della fisica quantistica, descrivono con linguaggio scientifico occidentale le medesime grandi realizzazioni dei saggi Vedici. L’universo risulta quindi coscienza in espansione; creato dalla volontà della Psiche Suprema; realizzato dal pensiero della Mente Cosmica. A tal proposito è interessante ricordare quel che già Newton diceva: “le leggi che governano l’universo sono pensieri di Dio”.
 
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I flauti di Krishna
 
Nei testi vedici troviamo spesso riferimenti al suono del flauto. A proposito dei flauti di Sri Krishna, Srila Bhaktivedanta Svami Prabhupada nel “Nettare della Devozione” (cap.26) afferma:

 

“Krishna suona tre flauti, il primo si chiama venu, il secondo murali e il terzo vamsi. Il venu è molto corto, non supera i quindici centimetri e ha sei fori. Il murali è lungo circa quarantacinque centimetri e ha un foro all’ estremità e altri quattro lungo la canna. Produce un suono che è fra i più incantevoli. Il vamsi è lungo trentasette/trentotto centimetri e ha nove fori. Krishna suona questi flauti secondo l’occasione. Egli possiede un vamsi più lungo che si chiama mahananda o sammohini, ed un altro ancora più lungo chiamato akarsini. Ma il più lungo di tutti è l’anandini. Quest’ultimo affascina moltissimi i pastori ed è conosciuto col nome più tecnico di vamsuli. Questi flauti possono essere incastonati di pietre preziose, oppure fatti di marmo, o anche di una canna vuota di bambù. Quando un flauto è fatto di pietre preziose è un sanmohini, quando invece è d’oro è un akarsini”.

 

Altri riferimenti vedici ai “Flauti” di Sri Krishna li troviamo in varie Scritture, nello Srimad-Bhagavatam, 10.35.15, le Gopi a Madre Yasoda narrano:

 

“Quando tuo figlio suona il flauto, Shiva Brahma e Indra (che sono considerati i personaggi più nobili e anche i più eruditi) rimangono confusi. Benché occupino un’alta posizione, quando sentono il suono del flauto di Krishna si prosternano umilmente e si raccolgono con gravità, assorti nello studio di questa vibrazione”.
 
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Figura 5 – Sri Krishna con uno dei suoi flauti.
 
 
Nello Srimad-Bhagavatam dove viene descritta la casa eterna di Dio, troviamo:

 

“Krishna, L’eterno affascinante soffia il Suo flauto, accompagnato dal Suo fratello più vecchio Balarama e gli altri ragazzi bovari e le vacche entrano nella bella foresta di Vrindavana per goderne l’atmosfera. Loro camminano nel mezzo di fresche foglie adulte di alberi, i cui fiori assomigliano a penne di pavone. Sono inghirlandati da quei fiori e si decorano con il gesso dello zafferano. Qualche volta ballano e cantano e lottano l’uno con l’altro. Mentre Krishna balla, alcuni dei ragazzi bovari cantano ed altri giocano con i flauti; alcuni suonano la tromba sulle corna dei bufali indiani , o battono le loro mani, mentre lodano Krishna, ‘Caro fratello, stai ballando molto bene'”

 

Il primo verso della Brahma Samhita – l’invocazione – (uno dei testi più antichi e sacri della letteratura vedica), descrive l’aspetto personale del Summum bonum e le sue trascendentali attività: tra cui quella di suonare magnificamente il flauto:

 

venum kvanantam ara vinda-dalayataksam
barhavatamsam asitambuda-sundarangam
kandarpa-koti-kamaniya-visesa-sobham
govindam adi-purusam tam aham bhajami

 

“Adoro Govinda, il Signore primordiale, i cui occhi sono simili ai petali del loto appena sbocciato; Egli suona il flauto in modo meraviglioso e una piuma di pavone orna la Sua testa. Il Suo corpo, raggiante di bellezza ha il colore di una nuvola carica di pioggia. La Sua incomparabile grazia affascina milioni di Cupìdi”. Nella spiegazione del capitolo 4 verso 6 della Bhagavad Gita, Srila Prabhupada afferma: “[…]Egli appare grazie alla Sua potenza interna, nel Suo corpo originale. In altre parole, Krishna appare in questo mondo nella Sua forma immutabile ed eterna, con un flauto tra le mani. Egli appare nel Suo corpo eterno, che non è assolutamente contaminato dalla materia[…]”.
note:

 

(1) Le Armoniche sono le frequenze multiple della frequenza fondamentale di un’onda elettromagnetica. Un’onda che non sia perfettamente sinusoidale e che abbia la frequenza di 100 Hz sarà composta dalla frequenza fondamentale di 100 Hz e da numerose frequenze armoniche da 200, 300, 400 500 Hz e così via, con ampiezze d’onda variabili.