Mantra, Linguaggio e Guarigione

 

Mantra, Linguaggio e Guarigione

 
Testi ed immagini compilati e supervisionati da Marco Stefanelli, PhD
 
 
Le prime sillabe o parole pronunciate dall’essere umano sono state sicuramente di tipo onomatopeico, ovvero riproducevano suoni della Natura (il vento, il mare, il ruscello, la pioggia) e il linguaggio ha cominciato ad assumere gradualmente una certa forma e ritmo quando gli esseri umani hanno riconosciuto le proprie emozioni e sentito il bisogno di esprimerle.
 
L’OM/AUM, nella tradizione sacra orientale, ha una funzione simile: rievocare il ritmo iniziale della creazione e creare armonia in se stessi. Il Mantra, il cui uso è largamente diffuso nella tradizione indiana, è uno strumento potente per mezzo del quale si intende ottenere il controllo mentale. La parola sanscrita Mantra, che originariamente indicava un inno vedico, dal punto di vista etimologico risulta dalla fusione del suffisso “tra”, abitualmente usato per formare nomi di strumenti musicali, e dalla radice verbale “man” che può riferirsi all’atto del pensare. Si potrebbe dunque interpretare come: “strumento per pensare” o “strumento per la mente”. Una diversa interpretazione, ricollegabile al tantrismo, sostiene che la parola deriverebbe da altri due termini ossia “manana” (sempre riferito al mentale) e “trana” (liberazione). Il Mantra per la cultura indiana è dunque uno strumento verbale a cui si attribuiscono straordinari poteri. “Una parola o una formula [che] rappresenta una presenza o una energia mentale; per suo tramite si produce qualcosa nella mente, in forma cristallizzata”(21).

 

Pare che esistano circa settanta milioni di formule mantriche: quelle utili per superare un disagio, per avere successo, per assicurarsi una lunga vita, per proteggersi dai pericoli e dalle difficoltà, per infondere amore negli amanti poco sensibili ecc. Alcuni mantra dell’Atharva Veda avevano la funzione di espellere dal corpo i demoni della febbre o di altre malattie. Tra le parole di molti autorevoli testi si legge fra le righe che con l’utilizzo di un mantra appropriato tutto sembra divenire possibile e nessun indiano mostra dubbi nel collegare il mantra allo “Shabda Brahman” o “suono divino”.

 

Correttamente recitati e intonati divennero nell’antichità parte integrante della liturgia, ponendosi addirittura come strumento di comunicazione con la divinità prescelta (Istha Devata). Rivolgendosi invece al misticismo ebraico, troviamo la Cabala o Qabbalah (“tradizione”, “ricezione”, ma anche “parallelismo” o “corrispondenza”) parola che indica in generale la mistica ebraica in tutte le sue forme. La Cabala è un insieme di corrispondenze che unificano i vari livelli della creazione, sia fisici che spirituali. Essa considera tutto il creato in uno “stato di corrispondenza” che permette di risalire alle cause spirituali dei fenomeni terreni, e viceversa. Il più antico libro della Cabala, il “Sefer Yetzirà”, mette in corrispondenza le lettere dell’ Alef-Beit con tutta una serie di entità spazio-temporali. Ogni lettera è alla radice di un mese, di un giorno della settimana, di un pianeta o di una costellazione, di parti e organi del corpo umano e dei loro corrispettivi spirituali. Tutto questo rientra nella concezione, tipica delle filosofie orientali, che per il nostro benessere e la nostra crescita spirituale è necessario nutrirci di suoni che riequilibrino le nostre cellule riproducendo al loro interno particolari suoni armonici. “Il suono originale, o la Parola, mette in vibrazione la materia di cui tutte le forme sono fatte e inizia quell’attività che caratterizza anche l’atomo della sostanza”(22).

 

 

La mente crea e dà forma a idee, pensieri e concetti, emozioni e sentimenti infondono forza, la parola mette in moto queste entità dotate di vita propria, rendendole capaci di interagire con l’ambiente così che, attirando e respingendo magneticamente l’energia circostante, producono risultati materiali e tangibili. Tale è il potere della parola e l’importanza che riveste la comunicazione. I rapporti umani, nelle loro molteplici forme, sono il campo d’azione della comunicazione. E nella comunicazione è insito un magnifico potere creativo. Scrive Giovanni: “In principio era il Verbo (…) e il Verbo era Dio. (…) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di Verità”. Cristo disse: “Quello che entrerà nella vostra bocca non vi può contaminare, ciò che esce dalla vostra bocca vi contamina”.

 

Eraclito usa il termine Logos per indicare la verità, la legge generale del Cosmo, l’armonia alla quale obbediscono sia il mondo naturale che l’uomo. È legge divina, legge universale e principio naturale interno alla “Physis”, secondo il quale tutte le cose nascono e muoiono. È l’unità sottostante all’apparente molteplicità del mondo naturale: “Ascoltando non me, ma il Logos, è saggio convenire che Tutto è Uno”. La seconda accezione di Logos, che ha l’equivalente latino in Ratio, è la ragione umana, l’intelletto a tutti comune che spiega e comprende la legge universale. L’ultimo significato, il più comune, è “discorso, parola”. Il Logos si esprime attraverso il Noùs, l’intelletto, senza il quale non avrebbe significato. Parola, ragione e realtà sono perciò strettamente collegati fra di loro, e per questo Eraclito usa lo stesso termine: il logos (parola) descrive attraverso il logos (la ragione umana) il logos (l’armonia dell’universo).

 

Per Platone l’essenza è “Eidos” (idea), “l’essere che veramente è”, l’intima natura delle cose fisiche. Il Logos, che per Platone corrisponde alla psiche (anima), deve portare a cogliere questa essenza del reale (che può essere colta solo nella dialettica). Secondo il suo maestro Socrate, la Mente divina ci ha dato il logos per fissarne i rapporti ed arrivare a conoscere. Nella visione “mate-mistica” di Pitagora, nel profondo legame fra musica, matematica e natura, il logos diventa equivalente di “harmonia mundi”, una sintesi di linguaggio, razionalità e misticismo. Per Pitagora l’Universo “canta”, e l’uomo è una nota dell’immensa sinfonia cosmica; colui che pensa in musica può accedere alle più alte vette della coscienza spirituale. In questa concezione è insita anche l’idea del grande potere magico-terapeutico del Logos inteso come “discorso musicale”, poi fatta propria dagli Orfici, capace di trascendere il piano terreno e mettere in comunicazione le singole anime con il Nous.
 
Giordano Bruno si occupò di manipolazione psicologica e sosteneva che qualsiasi essere, anche senza consapevolezza, appartiene a una rete intersoggettiva che fa capo ad un processo di “magia naturale”. Lo psicanalista è il prototipo moderno del manipolatore bruniano e rappresenta nella società contemporanea una figura chiave, agendo a livello dei rapporti inter-soggettivi nel campo della sociologia o della psicologia. Il semiotico francese Michel Focault ha dimostrato come coloro che controllano le macchine del pensiero (ovverosia i mass-media) controllano anche le menti del popolo. Focault e Mcluhan hanno dimostrato come la libertà dipenda strettamente dalle psico-tecnologie.
La scrittura diede il potere totale alle persone che sapevano controllarla. I letterati hanno usato l’alfabetismo per controllare l’analfabetismo. Una tipica organizzazione feudale come era la Chiesa cattolica in passato, limitava ad una specialissima classe di “hackers”, i monaci, la possibilità di manipolare il codice scritto, per tutti gli altri la parola “discendeva dall’alto”. Ai maghi e agli gnostici, capaci di accedere alla coscienza transpersonale, era riservato il rogo con la scusa dell’eresia. Quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili improvvisamente tolse alla Chiesa questo potere, dando la possibilità al sapere di cominciare a uscire fuori dai castelli dei duchi o dei cardinali. “Il mago si occupa oggi delle relazioni pubbliche, di propaganda, di indagini sociologiche e di mercato, di pubblicità, di informazione, contro-informazione, disinformazione”(23).

 

 

Per affrontare i lavori sgraditi bisogna seguire alcune semplici regole: attenzione totale e non rimandare ciò che deve essere fatto, così si otterranno i migliori risultati nel minor tempo possibile. Siamo costantemente condizionati a ricercare l’eccitazione come se fosse la quinta essenza della vita, ciò che non è eccitante ci appare solo noioso e monotono. Se ci sentiamo vivi solo quando siamo euforici allora saremo condannati a sentirci depressi quando l’eccitazione svanisce. La legge della Natura stabilisce che ciò che sale deve inevitabilmente scendere, più saremo eccitati prima, più saremo depressi dopo e così via in una continua alternanza. Il mantra serve anche a tramutare i diversi sentimenti come le preoccupazioni, la paura, l’ansia, l’ira, l’impazienza o i desideri e a convertirli in qualcosa di più utile.

 

Ci sono molte teorie relative al legame tra mantra e guarigione, ma con l’osservazione e la crescente comprensione individuale ogni soggetto acquisirà intuizioni uniche. Con la nostra mente limitata, che funziona soltanto su un piano spazio-temporale, non possiamo effettivamente abbracciare tutta la legge del Divino o la legge stessa della Natura, e neppure comprendere le cause complesse delle malattie. Cantando, o recitando i mantra, concentrandosi con la mente, rinforzando tale concentrazione con l’azione e governando la volontà, la purificazione e la guarigione avrà tuttavia luogo in maniera naturale dentro di noi. I mantra possono esercitare un effetto risanante, liberando le emozioni e determinando uno stato di calma e di profondo rilassamento, tanto in chi li canta, quanto in chi li ascolti. Con la mente rilassata, la fonte della malattia e le radici nascoste del conflitto possono emergere alla superficie, dove è possibile elaborarli. E’ importante però sapere la motivazione, per quale motivo si vuole essere in salute, chiedersi come si intende impiegare il resto della propria vita nel caso che la salute venga ripristinata.

 

In una parola, si deve essere concentrati sul proprio desiderio. Essere malati comporta talora dei vantaggi a cui il nostro ego non vuole rinunciare, anche se non lo ammettiamo a livello cosciente; rafforzando la nostra volontà e quella parte di noi che vuole stare bene, la polarità del desiderio mentale può essere sopraffatta, permettendo alla guarigione di verificarsi. A parte il bisogno di attenzione dell’Io, che tende a perpetuare il malessere, e la mancanza di umiltà, che indica un atteggiamento sbagliato, ci sono molti altri fattori che potrebbero interferire con le pratiche spirituali che mettiamo in atto per guarire. E’ possibile che dobbiamo trarre dalla malattia una lezione spirituale e che quindi il risanamento non sia la cosa migliore per noi; oppure, è possibile che stiamo seguendo un’alimentazione scorretta, che siamo esposti a un ambiente tossico o che stiamo violando certe leggi della Natura a cui è soggetto il nostro corpo.

 

Non dobbiamo però chiedere la guarigione e neppure dire a Dio come, quando o con quanta rapidità realizzarla. Non sappiamo infatti quale debito karmico debba essere ripagato, o quali lezioni debbano essere apprese grazie alla malattia. Risanare non è un’azione che occorre realizzare subito, o mai più, anche se così può valutare la percezione umana. La persona si dovrebbe abbandonare a Dio, alle forze curative del Cosmo, accertandosi di non avere nessuna opinione personale e di non formulare nessun giudizio. Soltanto appellandosi a tutta la compassione di cui si è capaci è possibile essere in grado di invocare in maniera diretta o di applicare il potere risanante del mantra. Il mantra può vincere qualsiasi ostacolo se la persona lo recita, o lo riceve come compenso di un debito karmico, con la fiducia nel perdono e la disponibilità a modificare la rotta della propria vita, dedicandola al servizio di Dio.

 

Quando si cantano i Santi Nomi Divini, il lavoro che si compie diventa più facile e più gioioso, non è più un dovere sgradevole, perché il mantra costantemente presente nella mente riporta l’attenzione su Dio e sul pensiero che Dio si sta esprimendo attraverso la nostra mente e le nostre mani. Cantando o recitando, ad alta voce o in silenzio, si veicola la forza, il potere del mantra e questo potere sarà una benedizione dovunque si vada.

 

(21) Zimmer – Myhts
(22) dal “Trattato di Magia Bianca” di A. Bailey
(23) Petru Culianu, “Eros si Magie in Renastere”