Om Namo Bhagavate Vasudevaya è un mantra vedico che significa “Offro i miei omaggi alla Verità Suprema che discende come figlio di Vasudeva, Bhagavan Srì Krishna”, si recita come ringraziamento prima della lettura dei testi sacri.
Un verso del Rig Veda è anche uno dei mantra vedici più sacri, è detto Gayatri Mantra ed è rivolto a Surya, il dio solare nella forma di Savituh. Le ventiquattro sillabe che compongono il Gayatri Mantra sono:
Om Bhur Bhuvah Svah Tat Savitur
Varenyam Bargho Devasya Dhimahi
Dhiyo Yo Nah Prachodayat
Dalle ventiquattro sillabe di Gayatri emanarono le scritture più antiche conosciute dall’uomo: i “Veda”. Gayatri è il simbolo della conoscenza spirituale nell’uomo. Questa conoscenza ha tre stadi: il momento in cui sorge, il momento in cui è pienamente manifesta e il momento in cui entra nella pace eterna. Il sole che sorge all’alba simboleggia la vita spirituale ed il sole che tramonta la sera simboleggia l’intera materia della conoscenza. Quando non vi è sole, ne luce, questo rappresenta la notte buia dell’Anima secondo la Bibbia, o Shivaratri per gli induisti, la notte buia di Shiva. Gayatri deve essere praticata all’alba. Dopo degli anni può essere ripetuto mentalmente, ma inizialmente deve essere ripetuto a voce alta. Essendo un mantra vedico, la sua ripetizione controllata da alcuni accenti, non è come ripetete altri mantra in sanscrito.
Il Gayatri Mantra si distingue in modo unico nel settore del Sanatana Dharma. Fra gli innumerevoli Mantra che si trovano nelle scritture vediche, il Gayatri è il supremo.
Manu dice che il Gayatri Mantra ci conduce verso la vetta dello splendore spirituale, verso la saggezza e la longevità. Salva chi lo canta e lo recita. Si sa che il suono stesso è Brahma. La combinazione delle parole è tale che la recitazione e la vibrazione prodotta dal canto del mantra, presuppone uno stato di mente, che favorisce la libertà interiore e la liberazione. Se tradotto letteralmente significa: “meditiamo sul luminoso ed adorabile Savità, che dirige la nostra intelligenza verso la realizzazione di tutti i nostri desideri, e che è il creatore di tutti i tre mondi”. “Meditiamo sulla sua lucentezza in modo che possa illuminare il nostro intelletto”. Molto brevemente significa: “Meditiamo sulla gloria del creatore di questo universo, che allontana tutti i peccati e le ignoranze. Possa illuminare il nostro intelletto”. Il Gayatri Mantra trae la sua origine nel Rig Veda (III. 62. 10.) ma appare anche in altri Veda e varie altre scritture, come la Manu Samitha, il Sankhya Sutra, le Upanishad, ecc. Dettagli elaborati su questo Mantra, inclusi i suoi vari significati, si trovano nella Chandogya Upanishad (CAP. 13), e nella Taittiriya Aranyaka. Anche nella Devi Bhagavata, si trovano dei dettagli su questo Mantra con altri significati. I Sadhaka del Gayatri Mantra sanno che le 24 lettere di questo Mantra, rappresentano le 24 fasi o princìpi, che si presentano durante l’evolversi dell’uomo da Dio, e che ogni lettera significa una fase.
Lo scopo di questo mantra è quello di trascendere i primi tre piani, quello fisico, mentale ed astrale. Ciò significa che io non esisto solo in questa forma fisica: ho un’esistenza duplice e triplice. Poi ci sono i tre piani più elevati o spirituali, seguiti dallo stato ultimo. Quando l’uomo è in grado di elevarsi, egli trascende ogni corpo fino ad arrivare al settimo piano. Comunque, quelle persone che non sono in grado di far fronte alle loro situazioni psichiche o emozionali, troveranno problematica questa trascendenza. Non tutti vogliono trascendere e anche quando uno lo desidera potrebbe non avere qualificato sé stesso. La trascendenza priva della illuminazione dei primi tre piani è una questione non molto pratica.
Om-Namah-Shivaya è sempre un mantra indiano, è una supplica alla divinità Shiva che rappresenta il terzo aspetto, la distruzione. Invochiamo questo mantra per porre fine al nostro egoismo e al nostro senso di separazione; è importante perché indica anche una caratteristica del Signore che, pur amandoci, alle volte ci fa soffrire. Questa sofferenza non deve essere vista come una punizione, ma come un campanello d’allarme per indicare che non stiamo percorrendo il giusto cammino.
Om-Mani-Padme-Hum è il più importante dei mantra buddhisti e impersonali, non fa riferimento alla figura divina ma sta ad indicare il Gioiello che è nel loto del cuore. E’ una figura molto bella perché questo gioiello è il tesoro che è perennemente nascosto nel nostro cuore. Il cuore viene visto come il loto, figura ricorrente nel buddismo: ha la caratteristica di poter crescere anche in zone paludose senza che i suoi petali vengano sporcati e intaccati dal terreno fangoso. Il loto è il simbolo perfetto della purezza e testimonianza della purificazione dalle nostre colpe quando ripetiamo questo mantra.
Per quanto riguarda l’aspetto impersonale, è stato definito con vari epiteti quali: l’Assoluto, il Vuoto, la Realtà Ultima, nell’induismo evidenziato con il termine “Brahman”. Questi termini sono comunque inadeguati in quanto la concezione della parte impersonale della divinità è al di fuori del concetto causa-effetto, spazio-tempo ed è collegata alla “Teoria vibratoria” che sta alla base della creazione dell’Universo, formulata da saggi indiani millenni fa e poi ripresa ultimamente dalla fisica moderna, teoria secondo cui l’intero mondo fenomenico consiste di vibrazioni. Tutte le cose che noi vediamo nel mondo fenomenico in realtà sono energia che vibra, la vibrazione più bassa sarà la materia percepibile con i sensi, man mano che saliamo di livello, di vibrazione e quindi di energia abbiamo ciò che non viene percepito dai sensi, quindi le emozioni, lo stato mentale, l’anima. Il simbolo perfetto dell’aspetto impersonale della natura divina, cioè la vibrazione più sottile, è la sillaba OM (Amen in cristiano). Questo concetto viene ripreso sia nel Vangelo secondo Giovanni dove si dice in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio, sia nel Rig Veda, uno dei testi più antichi della tradizione induista dove si dice in principio era Brahman presso cui era il Verbo ed il Verbo era in verità Brahman. Si noti come due culture così distanti in realtà si basino sullo stesso principio. Questa figura impersonale, cioè l’OM, non può essere utilizzata da sola perché noi non possiamo rispecchiarci in qualcosa di impersonale che non riusciamo neanche a concepire con la nostra mente: E’ meglio sempre fare riferimento a figure che hanno “camminato” sulla terra e quindi che ci possono ispirare, eventualmente si può aggiungere l’ OM ad un mantra personale così da evidenziarne anche la natura impersonale.
La parola Mantra è formata da due particelle: Man deriva da Manas che significa mente e Tra deriva da Trayati o Traya che significa liberare e proteggere, Tri significa attraverso. Il mantra serve quindi per liberare la mente dai pensieri tossici e le ansie del mondo materiale come se si attraversasse il mare simbolico e capriccioso della mente. Questa similitudine è molto azzeccata in quanto la mente assomiglia proprio al mare che in alcuni giorni è in burrasca mentre in altri è calmo. In questo mare riusciamo a vedere solo gli strati superficiali e non il profondo dove in realtà sono nascoste le cause dei nostri mali, le paure, l’ansia, la brama. Il mantra serve a controllare questi pensieri fortemente condizionanti.
Di frequente i conflitti che ci rendono difficile concentrarsi sono alla base di gravi disturbi fisici e fin troppo spesso ci fanno sprofondare nella depressione. La maggior parte della gente non intravede alcun modo di cambiare la situazione e alla fine la accetta come un fatto inevitabile, ma in realtà è solo un condizionamento. Nel profondo di noi stessi abbiamo immense risorse che possiamo utilizzare per avere il controllo della nostra mente, senza intenderlo come un atteggiamento freddo e rigido. Molte persone, specialmente quelle molto istruite, pensano che un controllo impedirebbe il libero scorrere dei pensieri, eppure a nessuno viene in mente di mettere in discussione la necessità del controllo e della disciplina quando ci si deve impadronire di abilità di tipo fisico. Bisogna saper superare le barriere tra conscio ed inconscio attraverso un processo che i grandi mistici chiamano “calmare” o “fermare” la mente, cioè porre ogni processo mentale sotto il nostro completo controllo, anche a livelli mentali più profondi. Più la mente diventa calma e stabile, più riusciamo a realizzare, nella vita quotidiana, il nostro vero diritto alla sicurezza, alla gioia e ad acquistare quell’instancabile energia nell’operare per il benessere del prossimo.
Quando siamo preoccupati, inquieti o mossi da un bisogno urgente di soddisfazione personale a spese del nostro prossimo, il mantra può trasformare queste emozioni in una fonte di forte potere e aiutarci a non agire e parlare impulsivamente: questo non significa reprimere le emozioni, bensì usarle, invece di farci usare da esse. Un’enorme quantità di energia vitale viene dispersa nell’oscillazione della mente tra ciò che ci è gradito e ciò che non lo è, quando siamo prigionieri di preferenze e avversioni, di opinioni ferme e abitudini rigide non possiamo agire al nostro meglio né conoscere una vera sicurezza. Viviamo alla mercé di circostanze esterne: se le cose vanno come diciamo allora siamo contenti, in caso contrario siamo depressi. E’ difficile modificarsi, essere elastici e accettare qualunque cambiamento, ma possiamo provarci. Le persone che hanno sviluppato questa preziosa qualità sono in grado di riprendere la loro posizione ogni volta che la vita prova a farle cadere.
Il prof. Ferrini, nel suo libro “Yoga e salute olistica”, a proposito dei pensieri condizionanti, dice:
“Non sono il cervello o la mente che pensano. Il cervello è lo strumento fisiologico attraverso cui la mente si manifesta, ma la fonte del pensiero è il purusha. Non è l’occhio che vede, ma siamo noi che vediamo; l’occhio è solo uno strumento, come lo sono gli occhiali ad esempio. Quando infatti l’atman diparte dal corpo, al momento della morte, l’occhio non vede più. Occhi, corde vocali, cervello, sistema nervoso centrale, sono tessuti fatti di atomi che non possiedono coscienza, la riflettono soltanto, come il rame del filo elettrico non è l’elettricità, ma il canale attraverso il duale essa scorre. I sensi, i nervi, l’intera e magnifica macchina che è il corpo umano sono strumenti dell’atman. Lo Yoga permette di imparare a ben utilizzarli, ma il suo scopo supremo è giungere alla conoscenza del sé. Yoga è educare corpo e mente ad abitudini di vita sobrie, salutari, virtuose. La sua pratica apre a capacità di meditazione profonda, che permettono di intervenire progressivamente sul proprio inconscio, purificando con impressioni positive gli accumuli di suggestioni negative patogene. Ciò è importante anche a livello preventivo, poiché tutto quel che ci accadrà nella vita sarà la conseguenza di ciò che è scivolato nell’inconscio. Dentro l’inconscio possono convivere pulsioni animalesche, come ad esempio il figlio che uccide la madre; si tratta di eventi tragici scaturiti da potenti pulsioni inconsce, da fantasmi e mostri che, agitandosi nella mente profonda, producono una turbata razionalità, la quale può originare crimini di ogni sorta. Intere società sono degenerate in questo modo.
La scienza dello Yoga si prefigge di liberare la mente dalle suggestioni più grossolane e involute, trasformando e sublimando i contenuti psichici inferiori fino alla loro completa decontaminazione”. E ancora “Per la salute del corpo è sufficiente che la mente non forzi indotti artificiosi, che blocchino il regolare svolgersi dei processi vitali: le ghiandole endocrine, il sistema immunitario, tutto funziona benissimo naturalmente purché non si introducano abitudini di vita sbagliate. Le malattie originano invero da squilibri psicologici e da avidya, mancanza o carenza di consapevolezza della natura spirituale del sé.
La mente è in continuo subbuglio, non si “spegne” mai, nemmeno durante il sonno. Per non subirne la continua induzione coercitiva al soddisfacimento di desideri effimeri ed involutivi, primariamente sesso e denaro, che ingenerano sfinimento, depressione, malinconia, si rende necessaria la pratica applicazione del pensiero positivo.
Dobbiamo trattare la mente come strumento, impararne la tecnologia, conoscerne il funzionamento attraverso la filosofia, dalla quale la psicologia prende sostanza. Dalle grandi verità dedotte dalla filosofia si traggono, infatti, quei principi che possiamo sperimentare con successo nel mondo. La comprensione e l’applicazione corretta di tali verità pongono le basi per una scienza psicologica risolutiva e per una sociologia utile al progetto organizzativo umano, ma per una salute veramente olistica non sono ancora sufficienti.
Senza gli alberi, gli animali, il cinguettio degli uccellini in primavera, le piante, il sole, la luna, le stelle, il cielo, il mare ondoso, i fiumi con le loro correnti, il giorno e la notte che parlano della continuità dell’esistenza, saremmo condannati ad una profonda tristezza, perché per la nostra realizzazione abbiamo bisogno di collegarci armonicamente all’Universo di cui siamo parte.
Le cinque dita di una mano nel punto in cui si saldano al palmo possono dare l’immagine dei cinque sensi che si collegano alla mente (manas). La mente si collega all’intelligenza (buddhi) e l’intelligenza all’anima (atman). Le esperienze fatte nel mondo ci parlano continuamente di questa infinita trama di connessioni ed interazioni che uniscono tra loro ogni cosa ed ogni essere. A volte questi legami e fili sottili non sono visibili, ma dobbiamo sempre ricordare la relatività delle nostre percezioni sensoriali. Basti pensare che quello che per alcuni è solido, per altri non lo è. Le nostre mani non possono penetrare il piano di un tavolo perché la nostra mente è programmata in modo tale da percepirlo come solido, ma le onde cosmiche possono attraversarlo e il neutrino passare attraverso i muri neanche accorgendosi di quella struttura solida.
La salute olistica si ha quando individuo stabilisce una relazione armonica con tutti gli esseri, tra il mondo dentro e il mondo fuori, tra il micro e il macrocosmo, tra l’anima individuale e l’Assoluto. L’universo si muove secondo un preciso ordine, guidato da un’intelligenza superiore: non è un caso che le orbite degli astri esprimano formule matematiche; esiste un progetto, espressione di divina intelligenza, che regola il cosmo intero. Quando l’intelligenza individuale entra in conflitto con quella cosmica, sorge la malattia, la quale si manifesta prima di tutto sul piano psichico, somatizzandosi poi su quello fisico”.