Il Nuovo
Musica di Mozart contro l’epilessia
Piccoli brani della Sonata K448 dell’autore sarebbero in grado di diminuire la frequenza di attacchi, mentre nuove ricerche tentano di capire se anche altra musica diversa ha lo stesso esito terapeutico.
di Cristiano Carniel
MILANO – L’hanno battezzato Effetto Mozart. Secondo il professor John Jenkins che ha esaminato i risultati della ricerca internazionali sulla terapia musicale, è molto probabile che anche le opere di altri autori, come Bach che presenta una struttura musicale simile, potrebbero innescare l’effetto Mozart.
I soggetti che sono stati esposti a 10 minuti della sonata sono stati messi sotto esame col risultato che alcune loro abilità manuali sono notevolmente migliorate.
Studi sui topi hanno evidenziato che gli animali “amanti di Mozart” sono più abili nell’uscire da un labirinto di quelli a cui era stata fatta ascoltare musica minimalista o lasciati nel silenzio.
Altri test hanno rivelato che i bambini a cui erano state impartite per sei mesi lezioni di pianoforte, insegnando loro semplici melodie, principalmente di Mozart, hanno evidenziato migliori risultati nelle prove di valutazione di quelli che avevano passato lo stesso periodo davanti ad un computer.
Nonostante altri scienziati non siano riusciti ad ottenere gli stessi risultati, Jenkins sostiene che gli effetti positivi che la terapia di Mozart ha evidenziati siano molto incoraggianti: “Abbiamo abbastanza elementi – ha dichiarato – per giustificare la necessità di ulteriori ricerche in questa direzione. Io credo che i risultati siano sufficientemente positivi da incoraggiarci a procedere con un’esposizione dei pazienti a brani più lunghi di dieci minuti”.
Secondo Jenkins l’ascolto di Mozart potrebbe contenere una speranza nel trattamento dell’epilessia.Scansioni hanno evidenziato come durante l’ascolto di brani musicali diverse aree del cervello umano siano attive.
La parte sinistra dell’encefalo elabora il ritmo e la tonalità, mentre quella destra si occupa del timbro e della melodia. Secondo Jenkins la musica metterebbe in funzione le parti del cervello più importanti, ma l’Effetto Mozart necessita di ulteriori approfondimenti prima di poter essere realmente utile per curare l’epilessia.
Secondo Andrew Potter, direttore della Performing Right Society, una sorta di S.I.A.E. inglese, da molto tempo è chiaro come i benefici della musica applicata a terapie mediche siano evidenti: “Questa ulteriore dimostrazione, proveniente da una fonte autorevole come l’Università di Londra, dovrebbe spingere le organizzazioni musicali di tutti i generi a contribuire a questo tipo di ricerche”.
(Il Nuovo 5 APRILE 2001, ORE 9:15)
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