Battimenti psicoacustici e sonori
Stimoli e Induzioni cerebrali BWE/ABE
Tecniche di battimento audio e induzione cerebrale ABE/BWE
Tecnologie Audio BranWaves Entrainment
a cura di Marco Stefanelli, Ph.D. Indovedic Psychology
con estratti da Wikipedia e FisicaOndeMusica
Come altre tecniche, studiate e diffuse per migliorare un eccessivo stato d’ansia, cosi’ comune ai nostri giorni, anche quello del “rilassamento subliminale” e della meditazione si affidano alla musica, al suono, che sembra essere il filo conduttore di gran parte della nostra vita.
Pensiamo al “mantra“, misteriosa formula basata proprio sulla ripetizione di un suono particolare, a cui, da millenni, la sapienza orientale affida le sue meditazioni. La “vox humana” contiene dei battimenti naturali qundo viene fatta vibrare.
I suoni sono fenomeni fisici e, come tali, influenzano tutte le cose con cui vengono a contatto.
Un suono di una particolare frequenza, per esempio, puo’ rompere un vetro; mentre, altri, non percepibili dall’ orecchio umano, possono dare ordini ad un cane.
Studi recenti sostengono che la crescita stessa delle piante puo’ essere influenzata dal tipo di musica che si suona nella vicinanza.
Il suono, quindi, come strada, come risalita dal nostro mondo cosciente ad un altro, piu’ sottile e ancora quasi completamente inesplorato.
Battimenti in Acustica e nella Musica
Forse avrai visto qualche volta un chitarrista che cerca di accordare la sua chitarra pizzicando alternatamente due corde vicine. Egli, tendendo o rilasciando la corda da accordare, la pizzica ripetutamente fino a quando non ritiene che i due suoni ottenuti siano all’unisono;
oppure avrai avuto la fortuna di ascoltare il meraviglioso effetto di un coro di canto gregoriano in una cattedrale gotica, o un organo che suona nel registro vox humana. Il suono sembra lentamente “pulsare” con un lento alternarsi nel tempo dell’intensità;
o ancora avrai ascoltato un pianoforte giocattolo (o scordato) produrre suoni aspri e così dissonanti da assomigliare a quelli che emette un “modem” gracchiante alla ricerca della connessione.
Tutti questi fenomeni sono esempi di battimenti.
Tutte queste sono manifestazioni dei battimenti in musica.
Nella teoria musicale ma più precisamente in acustica il fenomeno dei battimenti è determinato da una piccola differenza di vibrazioni tra due suoni della stessa altezza.
Curva di inviluppo di un Battimento fisico
Entrando più in dettaglio, ne risulta un effetto vibratorio particolare, caratterizzato da rapide ondulazioni acustiche. L’effetto è un rafforzamento seguito da un indebolimento del suono a seconda che le frequenze siano in concordanza o in discordanza di fase. I battimenti si distinguono con difficoltà negli strumenti a corde percosse come il Pianoforte, a causa della breve durata dei suoni. Si rileva con minore difficoltà negli strumenti a vento ed a serbatoio d’aria come ad esempio l’organo in quanto hanno una sonorità più ampia. Questo effetto è anche facilmente riscontrabile nel cosiddetto vibrato degli archi. Infatti siccome il vibrato si ottiene spostando leggermente il dito sulla corda del violino causa dei suoni leggermente diversi l’uno dall’altro determinando con la sovrapposizione delle vibrazioni, i battimenti.
Battimenti tra due suoni con una differenza in frequenza pari al 10%
Supponiamo di avere due corpi che vibrano simultaneamente, i cui suoni si possano rappresentare con onde sinusoidali con la stessa frequenza e la stessa ampiezza. Queste due onde possono sovrapporsi in diverse maniere: in fase (interferenza costruttiva), in opposizione di fase (interferenza distruttiva), o in una via di mezzo. Essendo il suono risultante la somma dei due suoni, nel primo caso questo sarà identico ai primi due, ma di ampiezza doppia (le creste si sommano e le valli si sommano); nel secondo caso non si avrà alcun suono risultante (le creste e le valli si compensano in ogni punto annullandosi tra di loro); nel terzo si avrà un suono di intensità intermedia, a seconda di quanto è lo sfasamento tra i due suoni iniziali. Naturalmente, avendo i due suoni la stessa frequenza, lo sfasamento sarà costante nel tempo: se ad esempio la prima cresta del primo suono è perfettamente sovrapposta alla prima cresta del secondo, lo stesso avverrà per le seconde creste, per le terze, e così via (analogamente nel caso di sfasamento arbitrario).
Supponendo ora che le due frequenze non siano proprio identiche, ma che ci sia una piccola differenza tra di esse, lo sfasamento questa volta non sarà più costante, ma varierà nel tempo: se ad esempio le prime creste dei due suoni coincidevano perfettamente (l’intensità totale quindi era il doppio), le seconde non saranno perfettamente sovrapposte, perché una arriverà un po’ prima dell’altra; per le terze creste questa differenza di fase sarà ancora più marcata e così via, fino a quando la cresta del primo suono non sarà sovrapposta a una valle del secondo: i due suoni sono passati in opposizione di fase, e l’intensità totale è zero. Procedendo ancora in maniera analoga, dopo un certo numero di periodi (dipendente dalla differenza relativa tra le due frequenze iniziali) i due suoni ritorneranno in fase. In altri termini si hanno battimenti quando lo sfasamento (e quindi il tipo di interferenza) tra due suoni di frequenze simili varia nel tempo. Questo meccanismo si vede chiaramente nell’immagine sopra.
Il fenomeno dei battimenti è facilmente riscontrabile se facciamo vibrare contemporaneamente due corpi che hanno fra loro una leggera differenza di frequenza (per esempio di una sola vibrazione al secondo), nel primo istante i due moti arriveranno all’orecchio nella stessa fase di vibrazione; ma dopo mezzo secondo la prima origine sonora avrà compiuto mezza vibrazione in più della seconda e i due moti saranno in fase opposta. Nel successivo mezzo secondo le vibrazioni si rimetteranno gradatamente in fase e l’orecchio riceverà nuovamente due moti concordi. L’intensità del suono quindi, nell’alternarsi delle diverse fasi oscillerà continuamente, sì che nel miscuglio dei due suoni, leggermente disuguali d’altezza, si avrà, ad intervalli uguali, un susseguirsi di periodici rinforzamenti e di periodici indebolimenti che sono chiamati battimenti.
Vi sono degli strumenti che producono quasi sempre dei battimenti: così sono le campane che, presentando diversità di spessore in diversi punti, producono battimenti assai intensi che conferiscono loro la caratteristica sonorità ondulante. Spesso i battimenti sono appositamente impiegati per conseguire effetti speciali; nell’esempio dell’organo, il registro della voce umana è formato da due tubi non perfettamente intonati, allo scopo di ottenere una specie di tremolio che imita la voce dei cantanti.
Suonando due note contemporaneamente, l’orecchio percepisce note aggiuntive di varie frequenze pari ad opportune somme e differenze delle due note emesse: si parla in questi casi di suoni di combinazione. Fra questi il più importante da un punto di vista pratico è il cosiddetto terzo suono di Tartini, scoperto appunto dal Tartini nel ‘700. Il celebre violinista constatò infatti che suonando un bicordo ad un intervallo di 5a (ovvero con rapporto di frequenze 3:2) si sentiva al basso un’altra nota la cui frequenza corrispondeva a un numero di vibrazioni pari alla differenza fra quelle dei due suoni originari. Così, ad esempio, se un suono aveva 900 vibrazioni e l’altro 600, il suono ulteriore che si sentiva aveva 300 vibrazioni al secondo ed era, quindi, di un’ottava più grave.
Da un punto di vista fisico il fenomeno risulta particolarmente evidente suonando due note ad un intervallo di 5a poiché i prodotti di intermodulazione (v. nel seguito) del second’ordine f2-f1 e del terz’ordine 2f1-f2, che sono normalmente disgiunti, in questo caso coincidono esattamente sommandosi.
Il fenomeno dei suoni di combinazione è ormai noto da oltre mezzo secolo nell’elettronica applicata alle telecomunicazioni dove questi vengono denominati “prodotti di intermodulazione“: si generano in ogni amplificatore che produce una forte distorsione su due segnali in ingresso, in particolare quindi anche all’interno del nostro orecchio quando questo percepisce due suoni da sorgenti distinte.
Termini come “ipotoni”, “suoni di moltiplicazione”, “subarmonici”, che si trovano sovente in letteratura non hanno alcun significato in fisica. Il fenomeno dei cosiddetti subarmonici, ad esempio, deriva non tanto da un fenomeno fisico reale, quanto da un errore indotto dall’orecchio quando percepisce due suoni da sorgenti distinte producendo al proprio interno i prodotti di intermodulazione sopra citati.
Il fenomeno del “terzo suono” trova una sua applicazione pratica nella costruzione degli organi: talvolta, invece di costruire canne enormi per frequenza molto basse si creano registri in cui due canne a distanza di quinta suonano contemporaneamente creando l’illusione di un terzo suono più profondo; tali registri sono spesso riconoscibili per il loro nome, solitamente Acustico, Risultante o Gravissima. Anche il theremin sfrutta il battimento tra due frequenze non udibili (nel campo degli ultrasuoni) per ottenere un suono udibile e modulabile cambiando la frequenza di una delle due onde.
I registri di Voce umana, Voce celeste, Unda maris, Voce eterea, Timballi degli organi e molti registri delle fisarmoniche sfruttano il fenomeno dei battimenti per ottenere un suono più caldo ed espressivo. Questi registri fanno suonare contemporaneamente due canne (o ance): una intonata correttamente ed una leggermente calante o crescente, in modo da ottenere un certo numero di oscillazioni di intensità al secondo.
Differenza Temporale Interaurale (ITD) dei toni binaurali
I toni binaurali sono dei battimenti che vengono generati direttamente dal cervello quando le due onde sonore vengono ascoltate separatamente tramite degli auricolari (quindi non vi è sovrapposizione fisica delle due onde sonore come succede invece nei monaurali).
I toni binaurali, (o battiti binaurali dall’inglese binaural beats), sono dei battimenti che vengono percepiti dal cervello quando due suoni con frequenza inferiore ai 1500 Hz e con differenza inferiore ai 30 Hz vengono ascoltati separatamente attraverso degli auricolari.
È importante precisare che tali battimenti non sono conseguenza, come normalmente accade, di una sovrapposizione fisica delle onde sonore (cosa impossibile utilizzando degli auricolari), ma vengono generati direttamente nel cervello. Il fenomeno è stato identificato nel 1839 da Heinrich Wilhelm Dove.
Il fenomeno si esplica applicando due suoni differenti per mezzo di auricolari ad un soggetto.
I suoni non devono essere troppo alti e troppo discostati come frequenza, altrimenti verrebbero percepiti come due suoni distinti, come in realtà sono effettivamente; per questo nei toni binaurali, vengono utilizzate frequenze portanti tra i 500 e 1500 Hz, con una differenza tra orecchio destro e sinistro inferiore a 30 hz, che si dimostrano in grado di produrre l’effetto. Il cervello dal Ponte di Varolio, sulla via acustica, genera un terzo tono equivalente alla differenza tra le due frequenze e viene percepito dal soggetto in maniera nitida come un battimento acustico. Lo stimolo nell’area del nucleo olivare superiore inizialmente interessa la zona che normalmente sovrintende alla localizzazione tridimensionale del movimento dei suoni; i ritmi acustici rapidamente inducono le risposte motorie in uno stato di stabile sincronizzazione costante sotto e sopra le soglie di percezione cosciente nel tronco encefalico e nella sostanza grigia, regolando la risonanza di retroazione cerebrale sull’onda di sincronia indotta dai toni binaurali su regioni che includono aree primarie sensorimotorie, aree cingolate, aree premotorie bilaterali opercolari, corteccia ventrale prefrontale, e subcorticali, insula anteriore, putamen, e talamo.
Le frequenze uditive umane sono all’incirca ristrette alla percezione nell’intervallo che spazia nominalmente tra i 20 ed i 20000 Hertz, mentre le frequenze rilevate per le attività cerebrali cognitive sono al di sotto dei 30-40 hertz, rendendo difficile o impossibile l’input naturale attraverso l’udito di frequenze vicino o sotto la soglia inferiore acustica umana. Per riuscire a innescare tali frequenze, ad esempio sui 10 Hz come le onde Alfa rilevate normalmente nelle fasi di rilassamento, tipicamente viene applicato ad un orecchio un tono da 315 Hz ed all’altro un tono da 325 Hz, cosicché il cervello generi un terzo tono con una frequenza da 10 Hz.
Heinrich Wilhelm Dove scoprì il fenomeno dei toni binaurali nel 1839, ma nonostante le successive ricerche l’argomento rimase poco più di una curiosità scientifica fino a quando nel 1973 Gerald Oster pubblicò l’articolo “Auditory Beats in the Brain” (Scientific American, 1973). In questo articolo Oster definì i toni binaurali come un potente strumento per le ricerche nel campo della neuroscienza cognitiva e suggerì il loro uso anche come strumento per diagnosi mediche per problemi all’udito o di natura neurologica. Uno studio del 1977 su soggetti afasici ha dimostrato l’incapacita’ di percepire i toni binaurali da parte di coloro che hanno subito gravi ictus.
Suoni Componenti di un battimento
Suoni Somma di un battimento
Scomposizione di un battimento
Il fenomeno dei battimenti si manifesta nel modo più evidente solo nella sovrapposizione di suoni puri (corrispondenti ad onde sinusoidali), e la completa sparizione del suono ad intervalli regolari si ottiene solo quando i due suoni hanno anche la stessa intensità. Queste condizioni ideali sono molto difficilmente ottenibili nei suoni reali, specie se prodotti da due strumenti diversi. Tuttavia i battimenti si manifestano in musica molto più frequentemente di quanto si creda, anche se, spesso, serve un orecchio allenato per riconoscerli.
Forma d’onda complessiva di un Battimento binaurale
In alcuni casi possiamo riprodurre artificialmente o di sintesi le condizioni necessarie, per esempio sfruttando il suono prodotto da due diapason, piccole “forchette” metalliche progettate per generare suoni particolarmente puri. È una comune esperienza osservare che, se i diapason sono perfettamente accordati si può produrre il fenomeno del battimento modificando leggermente la frequenza di uno dei due. Ciò può essere ottenuto applicando una piccola massa ad uno dei due rebbi modificando la frequenza propria di oscillazione. Il suono si può anche vedere utilizzando un microfono ed un oscilloscopio per visualizzare il suono ottenuto. L’aspetto delicato dell’esperimento risiede nel produrre, nella percussione dei diapason, suoni della medesima ampiezza.
In alcuni rari casi di ascolto reale le condizioni ideali si creano “da sole”:
– nel caso di un organo non perfettamente accordato è frequente udire battimenti quando un registro attiva due file di canne diverse. Inoltre, come citato all’inizio della pagina, esistono registri appositamente accordati a frequenze di battimento per produrre un fenomeno di “tremolo” (vox humana);
– anche due organi affacciati (una configurazione che si osserva in certe chiese) possono dare origine al fenomeno, nella sua forma pura, quando suonano registri “dolci” (registri in cui la fondamentale è la componente dominante del suono);
– in uno strumento a corde è sufficiente suonare la stessa nota simultaneamente su due corde diverse, e cambiare leggermente l’intonazione su una delle due corde, tenendo fissa la nota sull’altra per ottenere battimenti “regolabili” in frequenza. Sugli strumenti ad intonazione libera come il violino o il violoncello, l’effetto si può ottenere a strumento accordato, sfregando simultaneamente due corde: una libera (o vuota come si dice in gergo), e l’altra poggiandovi il dito per produrre la stessa nota della corda libera.
Molto più spesso i battimenti si verificano “in forma nascosta“, e cioè sussistono tra le diverse componenti armoniche di suoni complessi.
Questo argomento è delicato e complesso, e viene ripreso in più pagine di questo sito (si vedano i collegamenti nel menu’ in questa pagina). In breve possiamo osservare che, sovrapponendo due suoni complessi, cioè composti dalla somma di molti suoni puri, anche se le fondamentali dei due suoni non hanno frequenze molto vicine, è possibile che, alcune armoniche superiori si trovino in condizione di battimento. Anche se il battimento non è percepibile in modo chiaro come tale, i due suoni sembrano in qualche modo “stridere” di più rispetto al caso in cui le armoniche non presentano battimenti. È questa forse una definizione di “dissonanza”?
In questa forma “nascosta” i battimenti sono normalmente usati da accordatori e musicisti per accordare gli strumenti.
Il battimento, quindi, si dice monoaurale quando i due suoni arrivano a un solo orecchio o a entrambi, miscelati precedentemente nell’aria; si dice binaurale quando, mediante due distinti diffusori acustici, si fa in modo che una frequenza arrivi a un orecchio e l’altra al secondo. Dal lato fisiologico, i due fenomeni sono nettamente diversi: il primo nasce da non linearità intrinseca della coclea, il secondo, avvertibile solo per frequenze dei suoni componenti non superiori a ca. 1500 Hz, è un fenomeno centrale nettamente temporale. In acustica, si chiama battimento il fenomeno fisico esterno che determina il battimento monoaurale, ossia la composizione, o interferenza nel tempo, di due suoni puri di uguale ampiezza, ma di frequenza leggermente diversa.
Nel caso più generale, si parla in fisica di fenomeni di battimento ogni volta che si sovrappongono due onde sonore, ottiche, elettromagnetiche, di uguale ampiezza e di frequenza poco diversa. Se le due onde hanno frequenze f1 e f2 e ampiezza A, l’onda risultante ha ampiezza variabile tra 0 e 2 A e frequenza uguale a (f1+f2)/2 e frequenza della perturbazione, o battimento, uguale alla differenza tra le frequenze componenti. Nel caso di onde elettromagnetiche, le due frequenze possono anche essere genericamente poco diverse, con riferimento più al loro rapporto, che può essere, per esempio, pari a 0.9, che al valore della loro differenza.
Battimenti e Accordatura
Si è già osservato come i battimenti tra le fondamentali di due corde della chitarra possano essere usati per accordare lo strumento.
Nel caso particolare di strumenti ad intonazione libera (come il violino), è anche possibile ottenere una particolare forma di battimenti, percepita come un suono fantasma, detto terzo suono di Tartini
Il caso del pianoforte, da questo punto di vista, è più complesso e più interessante. Infatti, nel pianoforte due o tre corde identiche vengono percosse simultaneamente dal martelletto per produrre una singola nota, ed esse, per dare l’unisono perfetto devono produrre meno battimenti possibile. Tuttavia le tre corde corrispondenti ad un singolo tasto del pianoforte non sono oscillatori indipendenti, ma accoppiati attraverso la cordiera, e, dalla fisica (oscillatori accoppiati) sappiamo che ogni volta che due oscillatori sono accoppiati le frequenze proprie del sistema cambiano, e, in particolare, sono possibili modi di vibrazione in cui l’energia passa da un oscillatore all’altro periodicamente. Questi modi corrispondono prorpio ai battimenti acustici.
Allora, in breve, nel pianoforte i battimenti compaiono in diverse situazioni:
1. Quando le tre corde di un tasto non sono perfettamente accordate (battimenti della fondamentale, indesiderati)
2. In misura minore quando le tre corde di un tasto sono perfettamente accordate (battimenti molto lenti, desiderati perché conferiscono calore al suono)
3. Sempre, tra le armoniche superiori, quando si premono due tasti differenti (non percepibili dall’orecchio non allenato, ma utilizzate dall’accordatore per accordare correttamente tutti i tasti dello strumento)
In altri strumenti i battimenti fanno sempre parte del timbro. In particolare nelle percussioni (sia ad altezza definita, come i timpani, sia ad altezza indefinita, come il tamburo rullante, o il triangolo). Le percussioni, infatti sono caratterizzate dal fatto che i loro armonici non stanno in rapporti interi, e quindi, diversi battimenti “interni” (tra armoniche diverse prodotte dallo stesso suoni) sono sempre presenti.
A volte il battimento è uno e molto evidente. Altre volte essi sono talmente tanti da conferire al suono un aspetto cangiante e fluttuante, come nel caso del triangolo).
Un orecchio non allenato percepisce i battimenti degli armonici superiori, senza riuscire ad individuarli, in diversi modi, di volta in volta come “un suono tremolante”, o “aspro”, o semplicemente come “un intervallo stonato”, oppure (il caso ricercato dai musicisti), come un suono “non piatto”, “caldo”, “modulato”.
Battimenti e Induzioni infrasoniche
La musica – ovvero, le note – dipendono dalla variazione di pressione dell’aria, che genera le cosiddette “onde sonore“. Le onde acute sono generate da vibrazioni molto rapide; le note basse corrispondono a onde di bassa frequenza; l’orecchio umano e’ in grado di ricevere note, con una frequenza che varia da 30 a 20.000 vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).
L’unita’ di misura che si impiega per misurare l’intensita’ dei suoni e’ il decibel (dB, dal nome di Graham Bell); il valore di 0 dB corrisponde al suono piu’ debole che puo’ essere udito da un essere umano; mentre 140 dB rappresenta la soglia del dolore, causato da un suono troppo alto.
La tecnica induttiva dei battimenti scoperta dal dott. Gerald Oster nel 1973 al Mount Sinai school of Medicine di New York e sperimentata da molti ricercatori tra cui l’equipe medica del dottor Louis Chalout e del dottor F. Borgeat (Universita’ di Montreal) consiste nella diffusione di una musica registrata ad un’intensita’ tale da poter essere piacevolmente udita da tutti (per esempio 90 dB).
A questa musica vengono introdotti, con una tecnica particolare, alcuni “infrasuoni” (suoni con frequenza inferiore a 30 Hz) di intensita’ molto minore (ad esempio, 30 dB). Questi “infrasuoni”, anche se piu’ deboli, raggiungono, comunque, il livello sensoriale, senza, pero’, riuscire ad influenzare il nostro livello cosciente.
Essi, quindi, non essendo coscientemente recepiti, rimangono nella zona di “percezione subliminale“.
Gli infrasuoni vengono intrecciati alla musica tramite battimenti binaurali, battimenti monoaurali e altri tipi di modulazione del segnale audio. I Battimenti Binaurali o “Binaural Beats”, sono dei battimenti sonori che possono essere usati per sincronizzare l’attività elettrica del nostro cervello (EEG).
Il nostro sistema uditivo è composto da due padiglioni auricolari così da avere le informazioni necessarie per rilevare tutte le informazioni utili per elaborare il segnale da decifrare.
La localizzazione del suono e del rumore sul piano orizzontale e su quello verticale avviene in modo distinto tra loro.
Nel primo caso (asse orizzontale), il nostro sistema nervoso centrale attraverso le differenze dell’onda sonora percepita da entrambe le orecchie, compie una propria elaborazione ed è in grado di determinare la provenienza esatta della fonte. Questa differenza è relativa alla fase dell’onda e all’ampiezza; più precisamente per frequenze inferiori ai 1500 cicli al secondo (Hz), il nostro cervello riesce a calcolare il ritardo di fase (ritardo interaurale), mentre per le frequenze superiori ai 1500 cicli al secondo (Hz) è proprio la testa a funzionare come ostacolo attenuando così l’ampiezza dell’onda acustica (differenza interaurale di intensità).
Con le differenze binaurali, il nostro cervello riesce a ricostruire esattamente la posizione della fonte acustica sull’asse orizzontale. Invece, come già detto, la determinazione sull’asse verticale avviene in altro modo. Infatti come sicuramente tutti noi abbiamo notato, l’uomo e tutti i primati superiori hanno un padiglione auricolare con diverse sporgenze e ripiegature. Questa particolare geometria, permette di combinare tra loro una serie di suoni diretti e riflessi, attraverso i quali il nostro cervello riesce a determinare la posizione sonora sull’asse verticale.
Parecchi di voi si staranno chiedendo perché molti animali sono sprovvisti di padiglioni auricolari, pur avendo una grande efficienza nella localizzazione delle fonti sonore anche sull’asse verticale. La risposta che i ricercatori si danno, riguarda la diversa posizione delle orecchie sul capo dell’animale, rispetto a quella dei primati superiori. In questo modo possono utilizzare la tecnica usata dal nostro cervello per la localizzazione orizzontale per avere una dettagliata localizzazione verticale.
Questi battimenti furono scoperti nel 1839 dal tedesco Heinrich Wilhelm Dove, egli di accorse che applicando alle nostre orecchie due frequenze differenti, è possibile percepire i battimenti pari alla sottrazione delle due frequenze. Spiegando praticamente quanto sopra affermato, supponendo di applicare (con delle cuffie o auricolari) all’orecchio destro un segnale audio pari a 400 cicli al secondo (Hz) e all’orecchio sinistro un segnale pari a 412 cicli al secondo (Hz), saremo in grado di percepire un battimento di queste frequenze pari a 12 cicli al secondo (Hz).
Il fenomeno dei battimenti dimostra che il suono che noi percepiamo è un elaborazione interna al nostro cervello di quanto percepito dalle due orecchie in modo distinto.
Il nostro apparato uditivo è comunque limitato nella percezione delle frequenze acustiche, infatti il range di frequenze percepibili dall’essere umano è compreso tra 20 cicli al secondo (Hz) e 20.000 cicli al secondo (Hz). Al di sopra (ultrasuoni) e al di sotto (infrasuoni), non siamo in grado di percepire nulla.
Così nel 1973 il Dr. Gerald Oster del Mount Sinai school of Medicine New York , decise di fare alcuni esperimenti sul possibile fenomeno di risonanza che poteva venirsi a creare tra i Battimenti Binaurali e l’attività elettrica corticale. Egli considerò che le frequenze del nostro elettroencefalogramma (EEG) sono inferiori ai 20 cicli al secondo (Hz), così da non poter essere influenzate per risonanza dai normali segnali audio. Questo perché l’orecchio umano non è in grado di percepire frequenze così basse (inferiori ai 20 Hz). Con i battimenti binaurali, è invece possibile percepire le variazioni anche a frequenze molto basse, ed il Dr. Oster rilevò che il nostro elettroencefalogramma è influenzato dai battimenti binaurali, arrivando ad avere una attività elettrica con frequenza simile a quella del battimento.
Gli stadi principali dell’attività elettrica corticale del nostro cervello possono essere riassunti così:
– Beta (13 – 30 Hz)
Le onde beta, sono proprie delle normali attività di veglia o fase REM del sonno, indicano che la corteccia cerebrale è attivata;
– Alpha (8 – 13 Hz)
Le onde alpha o alfa sono associate a uno stato di veglia ma rilassata. La mente è calma e ricettiva. E’ lo stato ideale per lo studio o la meditazione;
– Theta (4 – 8 Hz)
Le onde theta sono tipiche di uno stato meditativo profondo e/o in alcuni stati di sonno. In questo intervallo di frequenze l’individuo è concentrato sugli stimoli interni e l’interazione tra i due emisferi cerebrali è elevata. Questa fase è tipica del dormi/veglia;
– Delta (0,5 – 4 Hz)
Il ritmo delta è molto lento ed è caratteristico del sonno profondo e del coma.
Le onde Gamma sono rare e relative a frequenze superiori ai 30 Hz nel range 30-90 Hz e sono tipiche degli stati di meditazione e di grande energia, sono correlate con la volontà e i profondi poteri psichici.
Quindi, questa musica generalmente invia due messaggi: uno, quello forte, che si indirizza e mantiene attento l’emisfero sinistro del cervello, quello della percezione cosciente; l’altro, il piu’ debole, che viene percepito dall’emisfero destro; dall’inconscio.
L’obiettivo e’ quello di influenzare i livelli meno coscienti del nostro complesso psichico, dove hanno origine la maggior parte delle tensioni e delle emozioni umane.
L’immenso vantaggio della “musica subliminale infrasonica” e’ di proporre una tecnica dolce di prevenzione e terapia che, praticata regolarmente, permette di ritrovare il proprio equilibrio e la propria calma.
I suoi campi di applicazione sono, comunque, molteplici. Oltre ad avere una particolare influenza sul rilassamento, dove si e’ dimostrata di particolare efficacia, essa sembra sviluppare anche capacita’ immaginative e creativita’. Può essere utile per aiutare la meditazione e l’ipnosi, per alleviare emicranie e mal di testa, per la riduzione del fabbisogno di sonno e l’induzione al sonno naturale, per l’eliminazione della depressione e dell’ansia. E’ di aiuto nei disordini nella capacità di attenzione e della concentrazione, e per molto altro.
Indurre il cervello nello stato desiderato tramite Battimenti
Se lo stimolo esterno e’ applicato al cervello, diventa possibile mutarne la frequenza, da una sua condizione ad un’altra.
Per esempio, se una persona è nello stato Beta (allarme) ed uno stimolo di 10Hz e’ applicato al suo cervello per un certo tempo, e’ probabile, allora, che la frequenza dello stesso vari, sincronizzandosi a quella cui lo si espone.
Quando lo stato del cervello e’, gia’ in precedenza, vicino allo stimolo applicato, l’induzione agisce piu’ efficientemente.
Infatti, se si vuole condurre le cellule cerebrali ad un certo stato di “emittenza” e’ necessario applicare ad esse una frequenza che corrisponda alla “lunghezza d’onda” in cui si trovano, in quel momento; poi, la si aumentera’, o diminuira’, con una velocita’ tale che il cervello sia sempre in sincronia con lo stimolo applicato; sino a che giungera’ allo stato desiderato.
E’ difficile stabilire in che condizione si trovi il cervello; ma, si puo’ supporre che, durante il giorno, si emettano, solitamente, delle onde Beta (20Hz); quindi, potrete iniziare da quella frequenza, per poi aumentarla, verso l’alto, o diminuirla, verso il basso.
Se, invece, la situazione neuro-cerebrale e’ piu’ rilassata, iniziate pure da 15Hz, o, meno; e viceversa.
Stimolare il cervello
I due modi piu’ semplici per stimolare, dall’esterno, il cervello avvengono tramite le sensazioni auditive e visive.
Già nelle missioni spaziali vengono usate queste tecniche; ad esempio, quando gli astronauti devono – per emergenze, o per esigenze tecniche – lavorare, molte ore, senza pausa; oppure, restare svegli per supervisionare gli strumenti. Allora, essi si sottopongono ad un trattamento, a base di lampi ad intermittenza e suoni, che sposta il loro orologio biologico e riattiva la loro concentrazione, permettendo loro di vincere il sonno e la stanchezza.
Siccome l’orecchio umano non riesce a percepire le onde sonore al di sotto dei 20Hz, è necessario usare delle tecniche speciali, chiamate, appunto, “Binaural Beats” (termini che, in italiano, si puo’ tradurre in “Battimenti Biauricolari”).
Se applichiamo all’orecchio sinistro un tono costante di 495Hz, e all’orecchio destro un tono costante di 505Hz, questi due toni verranno riunificati dal cervello, che – in tal modo – percepira’ quella loro differenza di 10Hz, e ne verra’ stimolato.
Ciò avviene tramite delle cuffie stereo, dove i suoni destro e sinistro non si fondono, prima di essere percepiti – come, invece, accadrebbe, ascoltando le frequenze da normali casse acustiche.
Per ottenere uno stimolo di 10Hz, e’ possibile usare i toni di 495Hz e di 505Hz, o di 400Hz e di 410Hz, o di 862Hz e di 872Hz, e così via.
L’ unico requisito necessario e’ che il tono sia percepito abbastanza bene e che si trovi nella fascia sotto i 1000Hz.
Stimolare il cervello tramite stimoli visivi
Applicare lo stimolo visivo e’ piu’ semplice che farlo tramite quello sonoro, perche’ le frequenze basse possono essere usate prontamente.
Una frequenza di 10Hz, per esempio, è generata quando una luce (una lampada) si accende e si spegne ritmicamente per 10 volte al secondo.
Quando lo stimolo visivo e’ unito allo stimolo sonoro l’induzione e’ molto piu’ efficace che durante l’uso di una sola delle due tecniche.
Effetti delle condizioni alterate del cervello
Il fatto di ascoltare passivamente le frequenze non è necessariamente sufficiente ad alterare il vostro stato cerebrale; la predisposizione, la capacita’, la forza di volonta’ e la concentrazione aiutano molto e donano effetti piu’ intensi.
Aiutare la meditazione
La meditazione consiste nell’alterare, con la forza di volonta’, il proprio stato cerebrale, portandolo allo stato desiderato.
Queste tecniche possono aiutare a raggiungere lo stato di rilassamento necessario per eseguire una buona sessione di meditazione.
Le frequenze più adatte si trovano nella gamma delle frequenze Alpha; cioe’, da 8Hz a 13Hz.
Aumentare la capacità di apprendimento
La condizione Theta (4Hz-7Hz) favorisce la capacità e la velocità di apprendimento.
Infatti, i bambini vivono, naturalmente, nella fase Theta, piu’ che gli adulti; e, cio’, spiega perchè essi riescano ad apprendere, molto meglio che gli adulti, per esempio, una seconda lingua.
Anche le frequenze Alpha sono di incalcolabile utilita’, durante l’apprendimento.
Queste tecniche possono essere utili anche per alleviare mal di testa, per la riduzione del fabbisogno di sonno; per l’eliminazione della depressione, dei disordini nella capacità di attenzione e della concentrazione, e per molto altro.