Mente e NADA Yoga
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Le tecniche del NADA YOGA nella pratica musicoterapeutica
Tesi di: Riccardo Misto – Relatore: Prof. Mario Piatti
Le onde di pressione/rarefazione vengono trasformate in segnale elettrico inviato al cervello e qui convertito in sensazione acustica. Questa sensazione viene chiamata “modello sonoro”. Quando questo modello è formato nel cervello, viene decodificato, trasformato a sua volta in pensiero e immagazzinato nella mente similmente al funzionamento di un computer. Non necessariamente il modello sonoro che giunge al cervello è trasformato però in tal senso, infatti ascoltando ad esempio una lingua straniera sconosciuta, ciò non avviene. Ci sarebbe bisogno di una traduzione per rendere possibile la decodifica del segnale sonoro. Ci sono infatti svariati modelli di suono, e non tutti possono essere trasformati in pensiero: oltre al caso delle lingue vi possono essere altri suoni (ad es. quelli emessi da un uccello tropicale) che non trovano una comprensione corretta in un altro luogo. Questo perché noi immagazziniamo sempre nella nostra memoria dei modelli di suono attraverso un “processo di identificazione”.
Quando ascoltiamo un miagolio, immediatamente identifichiamo quel suono col gatto con un processo di identificazione del suono e di immagazzinamento nella memoria. Il suono del miagolio del gatto, dunque, raggiunge il cervello ed è istantaneamente decodificato e compreso come suono proveniente da un animale chiamato gatto. Abbiamo così un sistema per decodificare il suono in pensiero: ciò avviene attraverso quella che chiameremo “mente condizionata”. Noi, cioè, condizioniamo la nostra mente a ricevere un suono, ad identificarlo e a immagazzinarlo. In ogni lingua avviene la stessa cosa: quando un bambino sente il suono della parola “latte”, un po’ alla volta lo identifica come “cibo”; e così, con tutte le altre parole, viene a costruirsi un suo vocabolario. E’ questo il linguaggio che nasce dalla madre, è la cosiddetta madrelingua. Ognuno ha la sua, e viene costituita attraverso il processo di identificazione. Andando a scuola e studiando le lingue straniere o altre materie (algebra, fisica, chimica ecc.), si condiziona la mente, ma questa volta attraverso un processo intellettivo, per capire altri modelli di suono relazionati alla madrelingua. Anche nella fase di identificazione c’era un coinvolgimento dell’intelletto, ma in modo più inconscio, automatico e naturale, di pertinenza della mente istintiva inconscia. Il processo intellettivo vero e proprio implica una volontarietà diretta e cosciente, ed è una funzione di una mente più evoluta (mente intellettuale).
Pertanto, per la comprensione dei modelli sonori e la formazione di pensieri, la mente può essere condizionata in due modi: col processo di identificazione automatico o col processo intellettivo volontario. Ci sono però altri suoni che non necessitano di alcuna mente condizionata, sono infatti suoni per la mente incondizionata o decondizionata, che non passano attraverso l’intelletto e non devono essere immagazzinati nella mente per essere identificati, ma che hanno un immediato riflesso sulla loro comprensione senza condizionare la mente. Sono suoni molto primitivi e sono il puro riflesso delle emozioni. Senza addentrarci nella complessità che l’argomento richiederebbe, intendiamo per emozione uno stato psichico che viene ad alterare una situazione di equilibrio: vengono prese in considerazione le emozioni fondamentali, le più comuni (ansia, paura, rabbia, malinconia, tristezza, vergogna ecc.), quelle che stanno alla base dei cosiddetti processi psicosomatici. La disciplina del Nada-Yoga parte da questo principio generale: ai tempi dell’uomo preistorico vi era una mente altamente primitiva, quando un cavernicolo vedeva un animale, ad es., emetteva un grido, un suono, e tutti collegavano tale sonorità al cibo. Questo ed altri suoni erano emessi a causa di uno stato emotivo ed erano universali, in quanto valevano in qualsiasi parte del globo. Con l’inizio delle migrazioni, con lo sviluppo del sistema nervoso e il miglioramento delle facoltà mnemoniche, nacquero le lingue, col tempo sempre più sofisticate. A tal punto che oggi vi sono addirittura sensibili differenze tra una città e l’altra di una stessa nazione, i dialetti.
Attualmente, comunque, esistono ancora almeno due suoni incondizionati primitivi uguali in tutto il mondo: la risata e il pianto. Tutti gli altri suoni primitivi sono quasi scomparsi. Dunque, il suono emesso dalle emozioni è un suono puro. Altri suoni, nati da un processo mentale di identificazione, possono cambiare da luogo a luogo. Uno dei fondamenti teorici e pratici della concezione musicoterapeutica del Nada-Yoga è quello relativo alla possibilità di porre un soggetto nello stato di “mente incondizionata”, rendendolo calmo e quieto sia mentalmente che fisicamente, e ciò per mezzo del suono.
Il suono udibile, come abbiamo visto, è dovuto ad una vibrazione dell’aria e nella tradizione indiana viene detto Ahata Nada, la musica si basa su questo nada. Questo suono è manifestato dalle vibrazioni naturali mediante urto o sfregamento.
Il suono non manifesto ed impercettibile ai sensi fisici umani, invece, viene detto Anahata Nada e corrisponde ad una vibrazione che non è prodotta da alcun agente fisico in movimento come avviene invece per i suoni udibili. Il pensiero è anahata e per tutti i pensieri esiste un modello sonoro nella mente. Il suono anahata può essere udito o sperimentato mediante la concentrazione sul centro sottile chiamato Anahata Chakra, situato nella regione del cuore: è il chakra che contiene dodici petali e ognuno dei quali ha incisa una delle prime dodici lettere dell’alfabeto Devanagari. E’ anche l’Asana o posizione in cui si dovrebbe adorare Shiva nella forma del Pranava, l’OM.
Secondo il pensiero filosofico hindu ci sono quattro livelli o fasi che riguardano l’emissione del suono: Para, Pasyanthi, Madyama, Vaikari.
Para è la germinazione del pensiero, la fase iniziale del pensiero.
Pasyanthi è la fase successiva alla generazione del pensiero, in una frazione di secondo quel pensiero produce una visione mentale, direttamente o indirettamente collegata ad esso.
Madyama è il livello successivo in cui si ha il passaggio ad una forma acustica, un modello sonoro. Il suono è presente nella mente ma non viene ancora emesso, siamo ancora al livello del suono inespresso “anahata”.
Vaikari è l’ultima fase in cui, dopo una forte spinta, il suono presente nella mente, viene liberato ed emesso nel mondo esterno divenendo suono udibile “ahata”.
Ogni pensiero ha un’immagine mentale, diretta o indiretta, ma il più delle volte non viene visualizzata. Quando cominciamo a visualizzare l’immagine mentale creata dal pensiero, il nostro pensiero diventa preciso: l’immagine ed il pensiero sono collegati.
Quando pensiamo alle nostre vacanze, un’idea di queste vacanze, un’immagine e poi un suono appaiono nella mente. Se abbiamo necessità di dirlo, allora lo comunichiamo. Noi tutti pensiamo in forma acustica. Non traduciamo però subito in parole qualsiasi suono che parta dalla mente: esterniamo alcuni pensieri mentre altri li tratteniamo perché vogliamo dare una certa immagine di noi stessi. Quale che sia il pensiero che abbiamo, se lo esprimiamo in forma di suono, tutto il mondo saprà cosa siamo, quindi ci autolimitiamo in modo da non esprimere tutte le forme acustiche che abbiamo pensato. Esistono persone che hanno perduto questa facoltà di filtraggio, di supervisione, per cui esternano qualsiasi pensiero immediatamente. A volte vediamo qualcuno che cammina per strada parlando da solo e che noi, generalmente, definiamo “fuori di Sé”, perché ha perduto la facoltà di trattenersi, di supervisionarsi. Questo è il modo in cui il pensiero si proietta nella forma di suono.
Quando parliamo liberiamo delle vibrazioni che colpiscono i nostri timpani, ma il suono va ben oltre. Continuando il suono ad espandersi, la frequenza diventa sempre più piccola. Queste parole diventano frequenze sempre più piccole, si espandono nel cosmo ed entrano in quello che noi chiamiamo Etere o Akasha e lì rimangono. Qualsiasi suono che liberiamo all’inizio è una vibrazione fisica e alla fine diventa una vibrazione cosmica. Per esempio, quando il vento soffia molto forte si ha come un forte massaggio sulla pelle e la nostra mente non è a proprio agio. Quando però il vento si espande in modo leggero e ci accarezza il corpo, allora ci sentiamo bene. Quindi la pressione sul corpo ha un effetto sulla mente.
Una persona equilibrata può controllare e far uscire i suoni (parole) solo quando decide di farlo. Nella fase Madyama abbiamo un pensiero in forma acustica (inespressa): a seconda del pensiero ci sarà una ripercussione sul corpo (aspetto psicosomatico). Un pensiero negativo produrrà un effetto negativo sul corpo. Un pensiero negativo non espresso ha perciò come diretta conseguenza un problema psicosomatico. Questo pensiero negativo deve quindi essere rilasciato, liberato, espresso in qualche modo. Prima di essere liberato però occorre che sia elaborato e ripulito affinché non venga a riversarsi negativamente su altri esseri viventi.
Quando un pensiero di rabbia compare nella mente, si verificano cambiamenti nella sfera fisica: aumento della pressione sanguigna, aumento della temperatura corporea, alterazione del livello degli zuccheri ecc. Il corpo accumula tensioni a livello muscolare, si avvia un processo psicosomatico. Dobbiamo quindi eliminare prima possibile questo pensiero, rilasciandolo o trasformandolo. Se rilasciamo immediatamente l’energia negativa, scaricandola su qualcuno che abbiamo vicino, molto probabilmente inneschiamo un meccanismo senza fine che si ritorcerà su di noi aumentando la rabbia. Sarebbe più utile, quindi, trasformare questa energia da negativa in positiva ed eventualmente eliminarne anche la causa affinché non si ripresenti.
Questi sono i motivi per cui le terapie in oggetto mirano a convertire, a trasformare le energie negative in positive prima di essere liberate all’esterno, oltre che a farci comprendere i meccanismi generativi e le cause, consci ed inconsci. Questo è l’obiettivo principale delle tecniche del Nada Yoga.
Conoscersi
Nella vita pratica che cosa si può scoprire con il Nada Yoga? Per esempio se abbiamo più attitudine ai lavori manuali o a quelli intellettuali, se siamo più autonomi o più dipendenti, se abbiamo la tendenza ad essere severi con noi stessi o indulgenti, se siamo ipercritici o sentimentali, ecc.; e nella vita affettiva se siamo inguaribili romantici o realistici. La ricerca della nota personale è solo il primo passo di un percorso di autoconoscenza molto affascinante. Così, da voci disturbate, gole chiuse, respiri frenati, il terapeuta può scoprire che cosa non funziona e quindi aiutare a liberare le emozioni represse. Per la cura basta cantare o ascoltare musica da soli, in coppia o in gruppo. Il tutto sotto la guida di persone esperte di Nada Yoga che aiutino, attraverso tecniche di canto e di ascolto, a sbloccare le energie negative convertendole in energie positive. Un aumento del nostro stato di consapevolezza che ci preserverà anche da un utilizzo dannoso di suoni e musiche e sarà il nostro campanello d’allarme per evitare situazioni pericolose per la salute. Senza contare l’acquisizione di una miglior sensibilità musicale, di un maggior senso del ritmo e di una maggiore capacità di intonazione se si è stonati.
Per comprendere lo Yoga del suono, è necessaria una pratica personale attenta e una raffinata sensibilità d’ascolto, non solo uditivo; come è stato già detto, bisogna sentire il corpo e sentire come il suono si sposta nel corpo, i punti risonanti, gli ostacoli, le oscillazioni di frequenza e tutte le sfumature che possono schiudersi ad un’attenzione aperta e presente. Lo scopo è di permettere all’energia di trasformarsi secondo il proprio percorso naturale, che passa attraverso tutti gli stati emotivi necessari prima di essere convertita in una pace di ordine più elevato, di natura spirituale e di vibrazione più sottile.
Il Dr. Marco Ferrini, in una lezione all’Università degli Studi di Siena, definisce così l’ascolto:
“L’ascolto attiene a vari stati di coscienza. Esistono diversi modi di ascoltare. L’ascolto è una modalità dell’essere. Quando noi vogliamo che qualcosa entri profondamente dentro e ci pervada, ascoltiamo in un modo. Quando invece cerchiamo solo un’informazione banale, di limitata utilità, ascoltiamo superficialmente. Se vogliamo cogliere un insegnamento profondo, una verità sulla quale siamo pronti a strutturare la nostra vita, per dare un senso alla nostra esistenza, allora ascoltiamo con differente attitudine. L’ascolto dunque ha varie profondità che corrispondono all’interesse che ci anima. Quando l’interesse è alto, sicuramente l’ascolto è molto profondo. C’è un ascolto di informazioni che vengono dall’esterno, che pur essendo preziose non sono quelle di massimo pregio, quanto invece quelle che provengono dalla nostra interiorità, ascoltando le quali capiamo che cosa veramente ci interessa, quali fra le tante nostre possibilità desideriamo far crescere e quali invece potare, rinunciare, affinché crescano i rami più importanti. Nelle scelte importanti c’è un ascolto profondo e quello della nostra voce interiore è sicuramente l’ascolto più significativo. Purtroppo vediamo che la gente ha perduto non solo l’arte dell’ascolto, ma anche l’opportunità di essere educata ad ascoltare. La preghiera è ascolto, la meditazione è ascolto, più meditiamo in profondità, più ascoltiamo i nostri bisogni veri che sono quelli spirituali, ontologici e un minuto o pochi minuti di questo ascolto possono trasformare la vita e donarci quell’orientamento illuminato che noi cerchiamo da sempre verso la felicità”.

La propria MELODIA
Nella classica posizione del loto, ad occhi chiusi è più facile raggiungere la concentrazione e il rilassamento che aiutano meglio a sintonizzarsi con la nota personale.
Ad ognuno dei sette chakra corrisponde un tipo di musica. Così se una melodia ci piace significa che quel chakra ha bisogno di quella musica, se invece ci infastidisce vuol dire che ci sono problemi. Facciamo un check-up emotivo e musicale con le indicazioni di un esperto di yoga del suono, che ci aiuterà a scoprire quale è la melodia che più ci è consona, insomma quella che ci fa star bene o meglio.
Primo Chakra: collegato all’energia vitale. Colore rosso. Governa il plesso sacrale e il coccige. Strumento: tamburo, batteria. Musiche corrispondenti: ritmi tribali. Se ci danno fastidio: non viviamo bene nel nostro corpo.
Secondo Chakra: è il chakra della sessualità. Colore arancione. Governa i genitali. Strumento: flauto. E’ stimolato da musiche che implicano movimenti del bacino tipo le danze sudamericane, salsa, merenghe, samba. Chi non le ama ha una sessualità repressa, fa fatica a entrare in relazione con l’altro sesso.
Terzo Chakra: è il centro della forza di volontà e dell’autoaffermazione. Colore giallo. Organi governati: il plesso solare. Strumento: pianoforte, violino, chitarra. Ritmi corrispondenti: brani solenni di musica classica tipo la “Cavalcata delle Valkirie” di Wagner o la “Quinta sinfonia” di Beethoven, rock dal ritmo incalzante. Chi le rifugge è timido, ha scarsa autostima.
Quarto Chakra: è il chakra del cuore e del sentimento. Colore verde. Governa il plesso cardiaco e il timo. Strumento: la voce. Melodie romantiche, sentimentali, da Claudio Baglioni alla New Age passando per Chopin. Per chi desidera soddisfare la propria affettività.
Quinto Chakra: è il chakra della gola, della parola, della comunicazione. Colore blu. Organo governato: la tiroide. Strumento: la voce. Lo alimentano le musiche universali di Mozart. Chi non le sopporta ha problemi di comunicazione.
Sesto Chakra: corrisponde alla mente, all’intuizione, alla chiaroveggenza. Colore indaco. A livello fisico governa l’ipofisi. Strumento: tanpura, campane tibetane. Lo stimolano musiche da meditazione come canto gregoriano, canto indiano, Bach, free jazz.
Settimo Chakra: o della spiritualità. Colore violetto. Organo governato: l’epifisi. Strumento: arpa. La sua musica è il silenzio. Chi ne ha paura teme di entrare in contatto profondo con se stesso.
Ognuno di noi, secondo Vemu Mukunda, vibra come uno strumento musicale risuonando in base ad una delle 12 possibilità della scala cromatica: le 7 note base più le altre 5 note alterate o diesis. Possono risuonare in un punto qualsiasi delle tre ottave sonore in cui è diviso il corpo umano e cioè nell’ottava bassa, dall’alluce all’ombelico, nell’ottava media, dall’ombelico alle sopracciglia (il terzo occhio) e infine nell’ottava alta, dal terzo occhio al centro del capo (fontanelle). A ciascuna di esse corrisponde un tipo di personalità.
Tipo SOL: è la nota cosmica, della spiritualità. Chi appartiene a questa categoria è una persona tranquilla, armoniosa. Il suo compito: indicare la via verso l’infinito.
Tipo SOL DIESIS: freddo, cerebrale è diviso tra desiderio di concretezza e la spinta verso l’alto. Il suo compito: mediare tra energie spirituali e terrene.
Tipo LA: attivo, dotato di senso pratico e capacità organizzative, ha la stoffa del manager. Il suo compito: trovare lo spirituale nella quotidianità.
Tipo LA DIESIS: solitario, ambizioso desidera affermarsi attraverso lo studio e la ricerca. Il suo compito: ricercare per il bene dell’umanità.
Tipo SI: egocentrico, bugiardo anche con se stesso, a volte geniale, tende a prevaricare per desiderio di autoaffermazione. Il suo compito: imparare a essere più umile e più sincero con se stesso e con gli altri.
Tipo DO: generoso, idealista, compassionevole, armonioso. Il suo compito: ricordare che il Cielo può esistere anche sulla Terra.
Tipo DO DIESIS: artista e sognatore, auspica il ritorno a una vita semplice, naturale. Il suo compito: trasferire sul piano del reale i sogni più belli e le aspettative migliori del genere umano.
Tipo RE: concreto, stabile, consapevole dei suoi limiti e dei suoi pregi.
Il suo compito: riconciliarci con la Terra che abitiamo.
Tipo RE DIESIS: dinamico, curioso, ma anche invadente. Il suo compito: seminare il dubbio, smuovere gli immobilismi.
Tipo MI: personalità forte, dominatrice fino alla prepotenza. Il suo compito: ridimensionare il suo Ego smisurato.
Tipo FA: intuitivo, può essere un sensitivo naturale. Il suo compito: mediare tra il rumore della quotidianità e il silenzio della preghiera e della meditazione.
Tipo FA DIESIS: socievole, amante della vita all’aria aperta, creativo in qualunque campo. Il suo compito: creare qualcosa di nuovo per l’umanità.
GUARIRE con la Musica
Questo lavoro di scoperta del proprio strumento interiore ha effetti benefici anche sulla salute. Infatti, facendo vibrare i chakra secondo frequenze particolari, si stimolano gli organi e le funzioni corrispondenti, risvegliandone le energie. Non è certo facile trovare la vibrazione giusta per curare una certa zona del corpo perché bisogna individuarne con esattezza timbro, altezza e durata. Il canto carnatico è una musica che si modula sull’onda dell’espirazione, con effetti molto profondi a livello psichico ed emotivo. Non si basa sul nostro sistema musicale ma sulle 72 raga, che sono le scale indiane. I raga (in sanscrito significa colore, tono musicale) sono alla base dei canti sacri legati ai vari momenti della giornata. Il potere curativo del suono era noto in tutto il mondo antico. Del resto il corpo umano è stato il modello per molti strumenti musicali, con tanto di manico (spina dorsale), cassa armonica (gabbia toracica) e corde (vocali).
Ogni giorno accumuliamo energie emozionali sia positive che negative e queste possono rimanere bloccate a livello dei Nadi. Questi blocchi emozionali, anche se a livello inconscio, danno origine a disarmonie mentali e fisiche. I 22 Nadi sono correlati a note musicali chiamate Shruti. Se le energie emozionali, bloccate in tali punti, possono essere raggiunte per mezzo di un attento uso delle note, allora le persone affette da turbe psichiche potranno convertire le energie emozionali negative in energie di pace, ed avvicinarsi alla comprensione delle cause dei loro problemi e a liberarsene, se è maturo il tempo per tale possibilità.
Ognuno di noi possiede la propria nota base o tonica, che è la manifestazione sonora della nostra essenza profonda, che può essere determinata partendo dal suono della voce, mediante un particolare metodo di rilevazione. La tonica personale può avere differenze di pochissimi Hertz, soprattutto in quelle culture che non utilizzano i sistemi temperati di accordatura. In occidente comunque l’influenza del nostro sistema musicale, che si avvale di frequenze relativamente fisse, organizzate intorno ai 440 Hz (corrispondenti alla nota LA dell’ottava centrale del pianoforte) favorisce, in generale, l’identificazione della tonica individuale con queste frequenze determinate. Così vi saranno persone con la tonica SOL, altre con la tonica SOL#, oppure LA, e così via. In ciascuna frequenza si riscontrano precise caratteristiche psicologiche rilevate statisticamente su un’ingente mole di dati. Questo aspetto apre un nuovo campo di studio sulle tipologie umane e sulle modalità di relazione che scaturiscono dall’interagire di frequenze consonanti e dissonanti. Dopo un’analisi accurata sull’effetto delle diverse note sul soggetto, si può creare una musica mantenendo la tonica personale come nota base dell’ottava. Lavorando sui punti di energia emozionale bloccata è possibile influenzare i processi fisiologici e aiutare la mente a sciogliere le sue complessità.
Secondo il Nada Yoga è importante individuare la nota, l’intervallo e la scala musicale adatti ad esercitare un’azione corretta. Ci sarà infatti una certa nota che, inserita in una determinata combinazione di altre note e intervalli, sarà in grado di armonizzare un determinato chakra e sciogliere le tensioni nella relativa zona. Come le note possono essere bemolle o diesis, cioè avere un aspetto debole e uno forte, analogamente i chakra possono essere ipertonici o ipotonici. Bisognerà distinguere se sia preferibile dare un rinforzo attraverso un suono forte oppure agire omeopaticamente con un suono che rappresenti in forma musicale il problema energetico dell’individuo. Tale suono dovrà essere inserito in una scala o modo musicale che, attraverso una combinazione di note e intervalli, sia adatta a concentrare l’energia nel chakra e nel punto di interesse.
I Raga indiani furono concepiti proprio sulla base di questi principi, per cercare di sfruttare tutte le possibili combinazioni di note ed intervalli allo scopo di armonizzare le energie psico-emozionali dell’essere umano. E’ nota infatti la connessione tra i Raga, le note che li compongono e le emozioni. Ogni scala modale è ritenuta in grado di esprimere ed elaborare una determinata tipologia di emozione (Rasa) tramite differenti combinazioni di note e intervalli, con una nota “tonica” di base fissa. La definizione delle note è fondata su un certo numero di microtoni, cioè di piccolissime particelle dell’ottava, ognuna delle quali è connessa ad una specifica emozione. Questi microtoni sono chiamati “Shruti”, che significa “ciò che risuona”, e il loro numero è stabilito in 22. Essi formano la scala su cui si posizionano le sette note della gamma per formare i differenti modi o “raga”.
E’ importante osservare come aspetti “omeopatici” e “compensativi” siano presenti nei Raga. I Raga sono suoni mantrici non legati a fattori culturali come nel caso dei Mantra tratti da linguaggi verbali, bensì sono universali come lo è la musica.
Esiste un testo vedico molto antico completamente dedicato alla musica e alla scienza dei suoni, il Gandharva Veda, di cui è giunto fino ai nostri giorni soltanto l’indice, ma le cui conoscenze si ritiene traspaiano dalle pagine di trattati successivi come il Sanghita Ratnakara, un testo del 1200 d.c. attribuito a Sarangadeva, un medico ayurvedico e musicologo alla corte del re Singhana. Nel Gandharva Veda furono riuniti un gran numero di testi che si riferivano alla metafisica e alla fisica del suono, alla semantica e al simbolismo musicale, alla storia e alla teoria della musica, e inoltre ad applicazioni artistiche, magiche e terapeutiche dei fenomeni sonori.